
Recensione di Beatrice On 24-Nov-2024
La storia è ambientata nell'Europa del 1940, durante un viaggio su rotaia che vede protagonisti due individui legati a un’organizzazione internazionale, il Comitern.
L'obiettivo del loro viaggio è portare a termine una missione segreta di grande rilevanza, consegnare le lettere di Spartaco.
In questo contesto, tra chi canta “Giovinezza” e chi finge di partecipare alla festa, il racconto assume toni cupi e soffocanti, con l’influenza delle ideologie del tempo che pesa sulle esistenze dei protagonisti.
Il paesaggio politico e sociale, segnato dall'ombra di governi oppressivi e conflitti violenti, diventa la cornice per la graduale erosione della dimensione umana dei personaggi, intrappolati in una spirale di sospetto, paura e manipolazione. In questa atmosfera di inganno e spionaggio, la missione assume un carattere che va oltre il suo obiettivo originale, trasformandosi in un viaggio negli abissi della psiche e nella crisi morale dell’epoca.
“Una commedia dell’inferno” come la definisce, Tommaso Ragno, uno dei protagonisti, “di esseri che preferiscono frequentare l’inferno, l’infimo, perché è dall’escrementizio che viene fuori il futuro, dalla sostanza più bassa che nascono le cose migliori… non siamo fatti per il paradisiaco”.
Un film sull’aspetto più irrazionale dell’umano, sulla missione di Cassola e la sua operazione di spionaggio rendendosi conto che non basta conoscere cosa fare, c’è sempre in agguato la violenza dell’imprevedibile.
Un cast di attori che interpreta personaggi che non hanno paura di fare schifo e di solcare il ridicolo.
Il regista, docente di storia e letteratura, paragona la regia all’insegnamento che gli avrebbe insegnato come fare, non solo per quello che riguarda la drammaturgia.
I totalitarismi, le fedi politiche sono alla base di un film psicotico, allucinato, spiazzante e disturbante.
Un film sull’individuo, sull’esistenza dell’umano antialgoritmo, inedulcorabile, con i suoi archetipi sempiterni, dove i personaggi non hanno un’identità definita, non sono uno senza essere nessuno, perché ciò che intendono essere, o suppongono di essere è indeterminabile dalla propria ontologica precarietà, inattendibilità, miseria.
Un film ipnoticamente tragico, ricco di violenza fisica e psicologica: sadicamente disgustoso soprattutto nella rappresentazione del maschilismo tossico e nell’abnegazione per le rispettive ideologie.
Un film che intende essere importuno riuscendoci, solcando le traiettorie raffinatissime di chi vuole che si colgano le corde della metafisica, attraverso l’esplorazione dei conflitti di potere, tradimento e ossessione.
24-Nov-2024 di Beatrice