EL CONDE

Pablo Larrain

1h 50m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 31-Aug-2023

Augusto Pinochet è diventato eterno, è un vampiro, si nutre di muscoli cardiaci centrifugati e vola indisturbato.

E’ stanco di vivere, non ne vede più il motivo, soprattutto per tutte le “maldicenze” che deve sopportare mentre il “fedele” servitore lo ama, la moglie sessantenne lo tradisce pur desiderandolo e i figli cercano di individuare e districarsi nel mare di tesori finanziari che il padre ha accumulato.

In una grandissima tenuta di una landa desolata della Patagonia, vive ormai il conte, che ha avuto altre identità nel passato, sempre da vampiro, la prima come Claude Pinoche in Francia durante la rivoluzione francese dove assiste alla decapitazione della regina Maria Antonietta e del marito re Luigi XVI il 16 ottobre del 1793. Ivi era un semplice contadino/vampiro, un banale appartenente al Terzo Stato oppresso dal potere del Clero e della Nobiltà, che decide tuttavia di combattere qualsiasi forma di rivoluzione dal basso.

Su questo si costruisce il sofisticato e ambizioso film di Pablo Larrain che non a caso parte proprio dal momento in cui inizia il percorso di affermazione di un nuova idea di stato dopo il superamento dell’Ancien Regime.

Proprio sulla nuova idea di stato e sulle inevitabili “Restaurazioni” o dittature, come le si voglia chiamare, che ne sono succedute nei secoli a venire, Larrain non esita a informare sui fatti che hanno determinato, causato, convalidato, confermato e soprattutto avallato i misfatti, i crimini, le atrocità, le usurpazioni, le appropriazioni indebite di ricchezze accumulate per anni dal dittatore cileno in seguito all’emblematico colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti D’America, in funzione anticomunista, a danno del legittimo governo del Presidente socialista Salvador Allende, suicida durante il golpe.

Ovviamente il regista cileno, ricorre sorprendentemente ad una favola dove, la fantasia si intreccia abilmente alla realtà dei fatti per sollecitare il doveroso punto di domanda: dove finisce la realtà che spesso supera la fantasia, per individuare l’interpretazione, la visione, l’allegoria la metafora che abilmente percorre la pellicola?

Una misteriosa voce narrante molto british, svelerà la sua identità durante il corso dell’opera, durante la quale un’altra altrettanto enigmatica figura ecclesiastica, ambigua e affascinante sarà l’emblema della visione anticlericale del regista cileno già ampiamente illustrata in un’altra magistrale opera come El club.

Il concetto di potere, di complicità, di responsabilità ma soprattutto di MALE, attraversa l’intera struttura del film, nel quale, il cinismo, il sarcasmo, il disincanto e la violenza fine a se stessa sono il telaio sul quale si riflette il racconto in bianco e nero.

Quella del film é una idea vecchia, dice Larrain, che si basa sul più pericoloso dei concetti, che una figura come quella di Pinochet possa essere eterna e che il male possa sopravvivere. Non so se possa essere una allegoria perché è molto diretto. Credo sia giusto dire qualcosa del genere in un momento nel quale sembra che la storia si ripeta, per ricordarci quanto siamo pericolosi.

Dalla Rivoluzione Francese alla realtà contemporanea la storia ribadisce l’attitudine umana del servo e del padrone non tanto di hegeliana memoria quanto piuttosto quella dell’illuminato Etienne De La Boetie che aveva individuato il tratto inevitabilmente umano, una sorta di impronta digitale umana, troppo umana: la servitù volontaria, a qualunque padrone che sia il potere, il denaro, il vizio, la crudeltà, la ferocia, il dominio, la fama.

Solo il male come la restaurazione e la controrivoluzione ha quest’aura di eternità perché la rivoluzione non è più possibile: manca il nemico da combattere, che è ormai invisibile, impersonale, etereo e mentre vola come un vampiro nutrendosi di carne e sangue.

Un divertente, sarcastico dramma gotico sulla condizione umana, disattenta, superficiale, supina alla persistenza della disfatta politico/economico/sociale; d’altronde se la rivoluzione non è possibile, che ognuno scelga liberamente il suo padrone, vampiro o no che sia!

Quello che penso veramente è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso sfida il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua banalità.

31-Aug-2023 di Beatrice


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