E LA FESTA CONTINUA ET LA FETE CONTINUE!

Robert Guédiguian

1h 46m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 05-Apr-2024

Improvvisamente un terribile fracasso

Il 5 novembre 2018 a Marsiglia il crollo di due edifici ha provocato otto morti, scatenando un’ondata di solidarietà: in pochi giorni, due manifestazioni hanno messo sotto accusa le politiche urbanistiche. Da questo evento evacuazioni a tappeto per evitare altri morti. Gli edifici dichiarati in stato di degrado sono più di 40.000, nonostante ciò i crolli sono continuati.

Si è iniziato con Rue D’Aubagne, in pieno centro da dove si vogliono cacciare i residenti per renderla una zona turistica, trascurando così una politica di investimenti e ristrutturazioni.

Intorno al collettivo 5 novembre gira il movimento finalizzato alla direzione da dare alla fase di gestione post-crolli.

Rosa insieme ai suoi figli, al fratello e agli amici sono una famiglia di origine armena che lotta da anni per la solidarietà, per il centro di permanenza per migranti, per una politica che si occupi della salute pubblica.

Chiamata così in onore di Rosa Luxemburg e al suo amore per le cinciallegre, uccello simbolo di libertà e di speranza, lavora in ospedale e i suoi conoscenti vorrebbero si candidasse alle elezioni comunali e lei poco convinta sostiene tuttavia che per vincere ci vogliono tre cose: il programma, il programma e il programma.

Il fratello taxista comunista si chiama Antonio come Gramsci.

Il figlio Sarkis, laureato in medicina gestisce un bar di famiglia, è innamorato di Alice e vorrebbe nove figli.

Il padre di quest’ultima, Henri, ha venduto la sua libreria ai dipendenti che hanno costituito una cooperativa mentre l’altro figlio di Rosa, sposato con prole vorrebbe partire per combattere in Nagorno Karabakh e difendere la causa armena.

E mentre Aznavour canta che “la miseria sarebbe meno ostile con il sole”, i comunisti non esistono più e si dovrebbero convincere i Verdi a chiudere con il capitalismo, tuttavia il fattore che emerge dai discorsi da bar che Sarkis ascolta tutti i giorni è che l’estremo individualismo non porta da nessuna parte.

Nessuno dice che Marsiglia è stata fondata dagli Armeni : una città perbene dove non ci sono borghesi, né razzisti né fascisti dove “occorre agire nel tuo quartiere e pensare con il mondo”.

Alice deve convincere la citta con un discorso che sia persuasivo perché lei

lavora con il popolo non fa schifezze reazionarie.

Per Antonio la tv offre sempre più canali e sempre meno scelta, per Henri se hai un buon libro con te il tempo e lo spazio non esistono e se per cambiare il mondo bisogna essere smaniosi tuttavia lui sposa la causa stoica: non avere paura, non avere speranza.

Se la tragedia del nostro tempo è che i pazzi guidano i ciechi, bisogna lasciarsi ispirare dal busto di Omero al centro della piazza, perché la cecità gli aveva acuito la memoria e gli altri sensi.

Occorre chiamare la piazza 5 novembre proprio per la memoria e per spiegare un giorno cosa è successo.

Retorico, nostalgico, efficace, Guédiguian torna alla sua Marsiglia, attraverso il crollo materiale degli edifici, metafora della caduta dei sogni, delle utopie, del socialismo nel quale non smette tuttavia di credere e di rappresentare.

Nonostante le disillusioni e la mediocrità del presente, continua la festa della lotta e l’amore per la commedia nostalgica, romantica e ideologica.

Guediguan è Guediguan, riconoscibile, confortevole, acuto, analitico, coerente; una visione su cui riflettere, commuoversi, divertirsi e fare politica.

Le ultime parole invitano ad imbarcarsi per Citera, l’isola remota che contende a Cipro la nascita di Venere e che richiede una forte determinazione per raggiungerla…. Una metafora iniziale e finale accompagna un film semplice e proletario, sociale e popolare, un viaggio socio/politico/economico, un approdo sicuro ad un cinema ormai in via d’estinzione.

Parafrasando T.W. Adorno, un cinema che osserva il nichilismo, “gli tiene testa e nella coscienza irriducibile della negatività, ritiene la possibilità del meglio”, perché “conviene diffidare di tutto ciò che è leggero e spensierato, di tutto ciò che si lascia andare e implica indulgenza verso la strapotenza dell’esistente”.

05-Apr-2024 di Beatrice