
Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023
ONORA IL PADRE E LA MADRE è il duro comandamento al quale sono sottoposte le due figlie di Andrè Bernheim: Emmanuele e Pascale.
I genitori della madre scultrice, ormai malata di Parkinson, non sono voluti andare al matrimonio della figlia con Andrè perché “era omosessuale”.
Quando la figlia le chiede perché è rimasta tutto quel tempo con il padre nonostante quello che le faceva, risponde semplicemente “perché lo amavo, che idiota”.
E Andrè industriale e collezionista d’arte, è stato un marito e un padre brutale per egoismo, impazienza, crudeltà, narcismo, autorità e tuttavia un seduttore al quale “non si può dire di no”.
Ultraottantenne, con gigolò al seguito, ha un ictus che lo rende emiplegico ed un viveur come lui, amante del lusso e del piacere non può sopportare questa condizione e chiede alla figlia Emmanuele di aiutarlo a morire.
Nonostante una madre che ha prodotto sculture sulle gamme del grigio, “perché il grigio ha tanti colori dentro”, una donna che sembra portare tutti i dolori della famiglia disfunzionale e nonostante un padre fastidioso e ingombrante che le sottopone ad una richiesta malvagia, le figlie continuano ad onorare il comandamento biblico che tuttavia prevede anche di “non uccidere”.
Dopo un prima fuga di Emmanuele dalla richiesta del padre, il percorso inevitabile da intraprendere risulta impervio e illegale.
In Francia, come in Italia, non è permesso e bisogna rivolgersi ad una associazione per il diritto a morire con dignità che ha sede in Svizzera.
Occorre compilare 15 fogli di documenti e sottoporre il genitore ad una visita a Berna per valutare la sua lucidità mentale.
Inoltre la spesa ammonta a 10 mila euro più il costo dell’autombulanza.
Francois Ozon, non esita quindi a soffermarsi anche sui dati economico/burocratici inevitabili che sono dietro una scelta di autodeterminazione e fine vita.
La famiglia tra amore e malvagità, dolore e indifferenza, ironia e narcismo, onestà e ipocrisia, diviene l’ incisivo ritratto di Ozon, intimo e spudorato che scandaglia l’orizzonte politico-sociale, tra scelte private e pubbliche.
La ricerca di una morte dignitosa, il ritratto di una famiglia lacerata da egoismi in equilibrio tra amore e malvagità, attraverso ricordi atroci e responsabilità disattese e il rischio di incorrere in 5 anni di reclusione e 75 mila euro di multa per un atto di compassione estremo.
Emmanuele Bernheim è un personaggio reale, scrittrice, amica e sceneggiatrice di Ozon, defunta nel 2017, alla quale il regista ha voluto rendere omaggio.
Nel film da bambina aveva desiderato uccidere il padre, lo stesso che le dice di essere il suo “figlio” preferito…, quel couille di padre, con un cameriere gentile, un genero desiderato, un gigolò innamorato del patek philippe, quel couille di marito che non vuole vedere la moglie “già morta”, dal cuore di “cemento”.
Un uomo innamorato solo di sé stesso e della sua vanità che usa gli altri, anche in questo caso, le figlie, per congedarsi da una vita”finalmente” insopportabile anche per lui.
Tra sculture, arte contemporanea e retrospettive su Luis Bunuel, l’estro di Ozon si muove con la giusta distanza dalle scelte morali tra la responsabilità e l’amore, tra la buona vita e l’eutanasia attraverso l’interpretazione perfetta di Sophie Marceau, la conferma dell’indiscutibile André Dussolier sulle movenze e il volto dell’intramontabile Charlotte Rampling.
Tout s’est bien passé.
Non sempre la vita va conservata: il bene non consiste nel vivere, ma nel vivere bene.
27-Jun-2023 di Beatrice