Recensione di Beatrice On 02-Dec-2023
Come Dio, il capitalismo ha la migliore opinione di se stesso e non dubita della propria eternità.
Capitolo A- Angela:un dialogo, una conversazione con un film del 1981.
Aperto dalla seguente massima: Vecchia coperta, cosa coprirò la mia testa o i miei piedi? ( Yosa Busan)
In questo primo capitolo procedono scene del film contemporaneo e del film del 1981.
Capitolo B- Ovidiu: materia prima
Aperto dal seguente aforisma: Ora che la tua testa ha sfondato il muro, cosa farai nella nuova cella? ( Stanislaw Jerzt Lec)
La storia di Angela Raducanu, contemporanea, procede parallela a quella di Angela merge mai departe ( Angela va avanti) film di Lucian Bratu, dove quest’ultima 42 anni prima svolgeva la professione di taxista nella Romania di Ceausescu, con poche auto, poco traffico e una discreta autonomia professionale.
L’Angela contemporanea si dimena come una Erinni vestita di paillettes in una città affollata di auto, di uomini volgari e aggressivi, correndo e lavorando 16/17 ore al giorno anche 20, come collaboratrice, freelance.
L’unica catarsi che l’accompagna sono dei video triviali che fa a se stessa, travestita da uomo su Tik Tok, dove scatena tutta la frustrazione, l’alienazione e lo sfruttamento di cui è capace il referente per il quale lavora, dichiarandosi la Charlie Hebdo rumena.
Il linguaggio è insopportabile, metafora della sodomizzazione e della fellatio quotidiana che vivono i lavoratori dell’ormai sfrenato sistema tecnico/capitalistico.
Angela è sempre in auto, con musica rap o techno ad alto volume, dove mangia, parla al telefono, fa video e segue Google Maps per raggiungere le abitazioni di persone che hanno subito infortuni da lavoro a causa dei quali la loro salute è rimaste gravemente compromessa con disabilità evidenti.
Il lavoro prevede di riprendere, con il cellulare, gli sfortunati, ormai invalidi cittadini, nella descrizione dell’incidente accaduto raccomandando loro di fare appello all’uso di tutti i dispositivi di sicurezza come l’abbigliamento per l’antinfortunistica.
Si procede quindi con il casting e la selezione per una multinazionale austriaca che produce mobili di arredamento.
L’Angela di oggi è spesso girata in b/n mentre quella degli anni ‘80/’90 è a colori.
Dopo l’Orso d’Oro alla Berlinale 2021 con Bad Luck Banging or Loony Porn Radu Jude torna con un film epico, un saggio, una riflessione drammatica e grottesca sulla condizione del sistema mondo.
Si svolge tutto a Bucarest come nel film precedente: Jude conferma la necessità di ritrarre il confronto tra la cultura della Romania Comunista di Ceausescu e quella della Romania capitalista ormai parte dell’Unione Europea.
Entrambe le Angela conducono la loro vita in auto ma sorprendentemente tutto si è completamente trasformato nel bene ma soprattutto nel male.
La Raducanu si sveglia alle 5.30 e non sa mai quando finirà la sua giornata lavorativa tanto che anche gli incontri con il suo partner avvengono in auto tra un appuntamento e un altro, tutto con un ritmo insostenibile e frenetico.
Anche l’incontro con la responsabile marketing della multinazionale, che andrà a prendere in aereoporto, la signora Goethe, discendente del grande scrittore e poeta, non è casuale: Radu Jude non esita a tracciare il personaggio. Quando Angela le chiede se è vero che l’azienda abbatterebbe sconsideratamente le foreste rumene per la materia prima, la signora Doris Goethe, austriaca, non esita a rispondere di non essere informata e che la cosa migliore è occuparsi ciascuno del proprio lavoro ribadendo che qualora fosse è perché i cittadini rumeni lo consentirebbero…
Nulla è lasciato al caso dal regista, e qui l’etica, la responsabilità messa da parte sembra sottolineare quanto ci sia un rapporto stretto tra le domande che venivano rivolte ai nazisti sotto processo e la loro essenziale risposta che era quella di eseguire semplicemente gli ordini con la banalità del male sempre a portata di mano.
Come la lunga sequenza della strada dove sono state depositate dai familiari 600 croci di morti per incidente d’auto su un tratto di 250 km, dove sono evidenti i manifesti delle future unità immobiliari come quelle che hanno acquistato il lotto del cimitero dal quale devono essere spostati i corpi, vedi quello del padre della Raducanu.
La seconda parte del film, dopo circa due ore, intitolata Ovidiu la materia prima ne è evidente epilogo.
Ormai la materia prima è l’umano.
30/40 minuti dedicati alla organizzazione delle riprese dello spot pubblicitario per il quale Angela ha organizzato il casting.
E’ stato scelto Ovidiu EPURATO dal cognome perché significa buco, bloccato su una sedia a rotelle e circondato dalla famiglia, i cui genitori sono sorprendentemente i protagonisti di Angela merge mai departe.
Dopo il primo ciack, viene ancora EPURATO il discorso di Ovidiu perché parla di straordinari; al secondo e ai ciack che seguono il racconto viene ancora EPURATO fino al suggerimento di seguire la sceneggiatura del
video di Subterraneam Homesick Blues di Bob Dylan, dove passava il testo attraverso fogli di carta.
Qui Ovidiu EPURATO ancora, non solo della sua dignità attraverso la narrazione contraffatta e poi muta, ma anche della sua identità, in quanto i cartelli verdi senza alcuna scritta faranno una piccola pausa davanti al suo volto. Solo in post-produzione infatti e solo su suggerimento dell’amministratore delegato dell’azienda, verranno scritti i testi “polically correct”, mistificando la realtà e danneggiando il protagonista coinvolto nel processo contro la sua azienda.
Dovrebbe altresì rinunciare a mille euro di cui la sua famiglia ha assoluto bisogno.
Il regime comunista costringeva gli operai ad assumersi la responsabilità degli incidenti e ora cosa fa il mondo del profitto, dove la tecnica è la padrona assoluta?
Una satira feroce sul suo paese, sul sistema capitalistico dal quale è stato divorato, senza fare alcuno sconto ai paesi confinanti e alla globalizzazione.
Si stava meglio quando si stava peggio?
“I film sono tutti film aziendali”: dichiarato da un’opera radicalmente fuori dalla produzione mainstream, confema la ramificazione infinita di digressioni, alle quali ricorre Jude per rendere comprensibile il concetto e il titolo del lungometraggio che descrive il sistema: una sorta di manifesto del perché non bisogna aspettarsi nulla dalla fine del mondo.
Il primo aforisma per descrivere una coperta troppo corta, il secondo per rappresentare lo sfondamento del muro, citazioni scelte con cura che non esitano a ritrarre la condizione dell’ordine prestabilito…
E dal momento che è probabile che l’improbabile accada, citazione di Aristotele a cui ricorre il regista, è evidente che sta accadendo…
Perché allora non dobbiamo aspettarci granché??
Perché già siamo dentro, impantanati nelle sabbie mobili della fine del mondo….Evviva Radu Jude!
Una Lectio Magistralis di cinema; il saggio conclusivo sul tramonto dell’Occidente.
La storia ha dimostrato che i capitalisti vanno carichi di ottimismo anche al loro funerale.
02-Dec-2023 di Beatrice