
Recensione di Emanuele On 05-Jan-2025
Più “Il bello delle donne” e “Il paradiso delle signore” che “Donne” di George Cukor o “8 donne e un mistero” di Ozon. L’ultimo Ozpeteck è un’opera uterina e drammatica, non priva di sprazzi comici. È un meló femminista e metacinematografico con rimandi alla biografia del regista.
La sartoria Canova gestita da due sorelle deve occuparsi dei costumi di un film importante. A lavorare giorno e notte per portare a termine tale compito ci sono una serie di sarte, ognuna con una vita privata tormentata.
C’è chi ha un marito violento (che novità!), chi ha una relazione con un ragazzo molto più giovane, chi ha un figlio depresso che non esce dalla sua stanza….
Siamo a Roma negli anni settanta ma Ozpeteck crea un microcosmo a sé stante dai tumulti politici che invadevano le strade della città in quel periodo. Ci sono pochissimi esterni, “Diamanti” è quasi esclusivamente ambientato all’interno della sartoria e nei piccoli appartamenti delle protagoniste. L’ occhio di bue del regista è puntato sul mondo femminile e sulle sue molteplici sfaccettature. Donne come diamanti: preziose, indistruttibili, dalle personalità multisfaccettate. Ozpeteck come Almodóvar ama raccontare la solidarietà femminile e lo fa in maniera talmente estrema da risultare fiabesco e quasi surreale.
La famiglia istituzionale e convenzionale viene sostituita da una formata da sole donne che si muovono sinuose, dolenti, arrabbiate, malinconiche, generose, affabili, irascibili, innamorate, deluse, arrapate, sensuali e confuse. I loro problemi vengono risolti tramite la generosità e i consigli delle varie componenti del gruppo, a differenza della famiglia di appartenenza che è quasi sempre fondata su problemi apparentemente irrisolvibili, dove il maschio è una figura violenta o passiva (il regista però non schematizza la figura dell’uomo attuando una netta separazione tra donne/buone, maschi/cattivi e tramite il personaggio di Luca Barbarossa descrive anche un uomo comprensivo e dolce).
Si dice che prima o poi ogni regista realizzi il suo personale “8 e mezzo” e “Amarcord”, lo è stato per Truffaut con “Effetto notte”, per Ferrara con “Occhi di serpente”, per Woody Allen con “Stardust Memories”, per Paolo Sorrentino con “È stata la mano di Dio”, film che miscelano al loro interno schegge autobiografiche e passione per il cinema e che si trasformano in opere metalinguistiche che parlano e mostrano il fare cinema. “Diamanti” è proprio questo, è l’Ozpeteck che gioca con le sue attrici nel terrazzo di casa sua, che le prende amorevolmente in giro, che le riunisce ammirandone non solo le carriere e le doti artistiche, ma anche le personalità. Ed ha così inizio il film con le tavolate piene di cibo, le canzoni di Mina e Patty Pravo cantante a squarciagola, le battute ironiche, le inquadrature degli uomini ridotti a mero ornamento, insomma Ozpeteck gira più o meno sempre lo stesso film, come Almodóvar, come Dolan, ma non ha la stessa forza autoriale dei suoi colleghi. E se Pedro e Xavier confezionano delle sceneggiature chirurgiche, Ferzan non sempre riesce a rendere equilibrate e calibrate le sue. Le tante micro storie che compongono “Diamanti” sono di base banali sia nello svolgimento che nella risoluzione, alcuni personaggi hanno uno storytelling maggiore rispetto ad altri, quello che è certo è il trionfo del lieto fine. Le tante piccole storie che creano un mosaico eterogeneo sono meno forti rispetto ai momenti corali, anche se quelli ambientati ai giorni nostri, in cui le attrici leggono e discutono il copione, sono abbastanza slegati dal resto del film e spezzano una narrazione per lo più coinvolgente e avvolgente.
Le diciotto attrici convocate stanno al gioco. Luisa Ranieri giganteggia, la Trinca è dolente, Paola Minaccioni e Giuppi Cucciari travolgenti, Carla Signoris sopra le righe così come Milena Mancini. Mara Venier è generosa e malinconica.
Atroce l’hair style di Stefano Accorsi (non si vedeva una parrucca così brutta dai tempi di quella di Pasotti in “Baciami ancora”).
Ancora una volta come nel precedente “Nuovo Olimpo” Ozpeteck celebra il cinema e il potere che esso ha sulla vita delle persone.
05-Jan-2025 di Emanuele