DAAAAAALÌ

Quentin Dupieux

1h 17m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 08-Sep-2023

lo sono un artista e ciò significa che posso essere egocentrico quanto mi pare.

Come iniziare un film su Salvator Dalì?

Con una immagine tipicamente Magrittiana: un pianoforte che è una fontana.

Quindi “questo non è un pianoforte”.

Una ex farmacista ormai convertita al giornalismo vuole intervistare il grande pittore.

Prendono appuntamento nella suite di un grande albergo e l’artista raggiunge il piano e inizia a camminare nel corridoio lamentandosi dell’hotel, riescono ad ordinare l’acqua Perrier in quanto Dalì beve tanta acqua e soprattutto frizzante, mentre l’artista ancora cammina per un corridoio che sembra infinitamente lungo e continua a parlare e lamentarsi come era solito fare il suo stile paranoico-critico.

Una volta arrivato, si siedono e lui nota che non c’è la videocamera pertanto si alza e se ne va.

Viene invitato a cena da un monsignore che vuole raccontargli un sogno che continua fino alla fine del film, intramezzato da altri tentativi che la giornalista fa per intervistarlo sottoponendogli l’eventualità di fare un film con le video camere cinematografiche più grandi che il mercato propone.

L’artista accetta e si presenta su una spiaggia dove intende raggiungere il set a bordo della sua Rolls Royce, impresa piuttosto ardua per l’autista e Dalì decide di guidare distruggendo la videocamera che era stata posizionata. Ennesimo tentativo fallito. Ma il sogno del monsignore prosegue fino a quando viene ucciso da un cowboy e un quadro con questa scena viene venduto ad un asta per 10 milioni di euro ma è un falso Dalì.

Ogni volta che cambia la scena cambia anche l’attore che interpreta l’artista: sembra ovvio che per ricoprire questo ruolo di un egocentrico, narcisista, individualista, accentratore, vanitoso non basta un solo attore, l’ego prorompe e richiede più persone per descriverlo.

Esilarante la scena dove Dali spara agli uccelli, e quando gli viene portato il telefono con il cavo staccato, mentre la giornalista con la faccia da barista, vive nel sogno di diventare famosa mentre diventa una attrice.

Il narcisismo ma soprattutto il sogno è il punto focale del film, d’altronde l’arte del famoso pittore, come quella di Dupieux, è libera da ogni tecnicismo e classicismo e introduce l’inconscio, il sogno e la follia nelle sue creazioni artistiche.

Un ego smisurato sestuplica le a del suo nome, incrementa gli attori per ricoprire il ruolo, allunga all’infinito il corridoio e moltiplica a proprio piacimento la scena finale.

Insomma un delirio artistico quello di Dupieux che si incontra e si scontra con la follia eccentrica ed egocentrica dell’artista spagnolo.

Se il rifiuto della logica è il punto focale del surrealismo: cosa c’è di più surreale e meno logico del cinema di Questin Dupieux? Quale soggetto artistico più azzeccato di Dali?

Tuttavia il cinema del regista francese risponde alla logica surreale del’illogicita e dell’assurdo, pertanto sempre di logica si tratta. Chapeau!

Se non fossimo così interessati a noi stessi, la vita sarebbe così poco interessante che nessuno di noi sarebbe in grado di sopportarla.

08-Sep-2023 di Beatrice


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