CHIEN DE LA CASSE

Jean Baptiste Durand

1h 33m  •  2023

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Recensione di Beatrice On 09-May-2024

Sud della Francia, piccolo villaggio dell’Herault.

Antoine Mirales e Damien/Dog si conoscono da quando avevano 12 anni, anche se il primo per un po' di tempo si è trasferito a Grenoble, ma ora è tornato.

Trascorrono molto tempo insieme soprattutto perché Mirales cerca di convincere Damien ad uscire da casa, ad essere più reattivo, a non impigrirsi sul divano e ad ascoltarlo con attenzione.

Non ama la sua occupazione che definisce “fare il cane da guardia della patria”.

Mentre lui, Mirales ha un cane, Malabar, che adora e gestisce come un soldato, pur amandolo perdutamente e rivolgendosi a lui come se fosse suo figlio; è inoltre un amante della letteratura e non sopporta quelle che ritiene le bugie dell’amico e per questo gli cita Montaigne: “faccio maggior ingiuria a me stesso mentendo di quanto ne faccia a colui cui mento”.

I due amici, hanno un rapporto ambivalente: giocano, si divertono, si ingannano a vicenda, uno in silenzio l’altro giudicando continuamente il comportamento altrui.

Trascorrono molto tempo per le vie del borgo dove Mirales consegna biscotti al moscato e altro.

Dog offre un passaggio ad una ragazza, Elsa, e inizia una relazione che l’amico cerca di mettere in discussione e di contrastare.

D’altronde Mirales lo ammette, non è fatto per vivere in quel posto e sa che gli verrà un cancro se continuerà a stare lì perché il corpo prima o poi manifesterà questo disagio.

Non esita a psicoanalizzare tutti, fa spesso il gradasso ed è estremamente puntiglioso: bisogno stare attenti ad esprimersi, sarà sempre pronto a mettere “i puntini sulle i”, evidenziando qualunque affermazione poco plausibile o contraddittoria ma apparentemente si autoassolve sostenendo che “la più sottile follia nasce dalla più sottile saggezza”.

Ama cucinare ed è un purista della carbonara per la quale non consente si usi la panna… anche se la madre pittrice, la preferisce con questo ingrediente.

Molto provocatorio e aggressivo con Elsa, che non tollera la mancanza di reazione di Damien nei confronti dell’amico, si è appena specializzata in letteratura comparata e laureata sugli echi riflessi della metrica classica nella prosa letteraria di Hermann Hesse.

Ironia, sarcasmo, pudore, puntualizzazioni, ostentazioni, aggressioni verbali, satira socio-culturale, Mirales non esita a affannarsi intorno a tutto questo e alle contraddizioni dei presenti e al comportamento rumoroso di Damien mentre ingurgita avidamente il cibo “come un cane da ciotola” durante la cena di compleanno che ha organizzato per lui.

E’ un purista anche nell’amore: vuole una donna che sia come un diamante grezzo, deve essere sincera, leale, vuole creare una bolla con lei, vuole farsi seppellire con lei, altrimenti niente…

La vita spaventa Mirales, i suoi sogni premonitori lo avevano portato a iniziare a fumare cannabis: smettere di sognare era l’obiettivo.

Una leggerezza di Dog provoca una situazione pericolosa ma l’unico che può aiutarlo è il suo amico d’infanzia che non esita a correre in suo aiuto insieme al cane Malabar; qualcosa di irreversibile accadrà e la sorte dei due amici evolverà irrimediabilmente.

Tra la musica di un violoncello e quella di un pianoforte il tema della ricerca incessante del sé attraverso la fuga da se stessi, attraverso la scrupolosa attenzione al comportamento altrui, al linguaggio altrui, alle scelte altrui.

Mirales è tutto questo e molto altro insieme all’amico Dog e alle loro estreme/inconciliabili differenze e alla loro assoluta e indiscutibile amicizia.

L’insicurezza nascosta da un’arroganza che pretende gli altri siano a nostra immagine e somiglianza è la fragilità e la peculiarità di questo ragazzo.

Una commedia feroce di formazione, divertente e pungente al punto giusto, racconta la vulnerabile realtà di una mascolinità in divenire attraverso la fratellanza, la precarietà, l’appartenenza e la violenza.

Jean Baptiste Durand, ci svela le sue origini nonché il significato del titolo: Cane da discarica.

“È un'espressione che viene dai quartieri di periferia, e in più c'è la metafora del cane, perché l'amicizia che unisce questi ragazzi ricorda la relazione padrone-cane, un rapporto dominante/dominato ma anche un amore indefettibile, un coraggio e una fedeltà al limite dell'assurdo.

Il cane della discarica è colui che fa le cose per sé, malgrado i suoi amici. Crede che gli altri siano cani della discarica. C'è della violenza in questa amicizia... È un film sull'amicizia dei giovani, quella che non si sceglie veramente, essendo persone che vivono nello stesso villaggio”.

E mentre Dog accetta stoicamente il suo amico così com’è senza discutere, Mirales, cerca di cambiare gli altri invece di conoscersi e osservarsi: dovrà accadere qualcosa di forte perché lui possa modificare il suo punto di vista.

Un conflittuale rapporto con la vita lo contraddistingue in modo radicale: sa bene, citando Montaigne, che “tutti i giorni portano alla morte, l’ultimo ci arriva” ma in questo caso forse l’ultimo giorno è solo il primo di un nuovo inizio, chissà…

Un film prezioso, un’opera prima che apre molti spunti di riflessione, ricorrendo ai sentimenti, alle fragilità, agli spazi di solitudine, alle frustrazioni, alle paure.

Un gioco di sguardi scrupolosi sulle imperfezioni, le estraneità, le alienazioni; un abbraccio indulgente e accogliente su una giovane umanità cagionevole, delicata, vulnerabile seppur in lotta per una esistenza possibile e plausibile.

La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.

09-May-2024 di Beatrice