
Recensione di Beatrice On 06-Dec-2024
"La mia vita è apparsa ai miei occhi come l'esecuzione di un numero da funambolo senza l'imbracatura di sicurezza" ha raccontato Williams. "So di poter cadere in qualsiasi momento e molte volte lo faccio. Quando Michael mi ha proposto di essere interpretato da una scimmia ho percepito l'audacia della scelta ma allo stesso tempo ho capito che dovevamo fare come diceva".
La scelta di rappresentare Robbie Williams come una scimmia nel film "Better Man", un biopic diretto da Michael Gracey, è simbolica e originale. Robbie Williams stesso ha approvato questa scelta artistica, che rappresenta un modo non convenzionale per raccontare la sua storia.
La scimmia potrebbe essere vista come una metafora per diverse ragioni:
Espressione di complessità emotiva: Le scimmie sono creature intelligenti, vivaci e imprevedibili, caratteristiche che possono riflettere l'energia, l'umorismo e le sfide personali di Robbie Williams, incluso il suo rapporto con la fama, la creatività e la vulnerabilità.
Rottura delle convenzioni: Robbie Williams è noto per il suo stile non ortodosso e la sua capacità di rompere con le norme. La rappresentazione come una scimmia si allinea con il suo spirito provocatorio e il desiderio di offrire qualcosa di nuovo e unico ai suoi fan.
Simbolo del comportamento umano: Le scimmie sono spesso usate in arte e letteratura per rappresentare comportamenti umani in modo esagerato o satirico. Questo potrebbe essere un modo per sottolineare la natura teatrale e il lato autoironico della sua personalità.
Better Man", diretto da Michael Gracey, emerge come un'opera cinematografica che si confronta con il paradosso dell'essere e dell'apparire, scegliendo una traiettoria narrativa audace e provocatoria. Non è un semplice biopic su Robbie Williams, ma una meditazione artistica sull'identità, la fragilità umana e la relazione dialettica tra libertà e maschera.
La scelta di rappresentare Williams attraverso l'immagine di una scimmia, simbolo primordiale e archetipico, introduce una riflessione profonda sulla condizione umana. La scimmia, in quanto figura liminare, è al contempo prossima all'umano e distante da esso, un riflesso deformato che mette in crisi le nostre certezze sull'autenticità. Questa rappresentazione sembra suggerire che l'essere umano, nella sua incessante ricerca di significato, rimane prigioniero di istinti, pulsioni e vulnerabilità, proprio come l'animale che abita il suo inconscio.
Gracey costruisce un linguaggio visivo che esalta questa tensione esistenziale: le sequenze oniriche e surreali, intrecciate a momenti di realismo spietato, diventano un percorso iniziatico che disvela l'anima frammentata del protagonista. La musica, elemento essenziale nella vita di Williams, non è solo un mezzo espressivo, ma il campo di battaglia su cui si confrontano le sue aspirazioni trascendenti e le sue cadute nell'abisso.
Robbie Williams, pur presente nella sua autenticità vocale, cede la propria immagine alla metafora: il volto umano è sostituito da quello animale, quasi a denunciare l'impossibilità di rappresentare l'essenza dell'individuo senza tradirlo. Questa scelta si colloca in una tradizione esistenziale che vede l'individuo, gettato nel mondo, costretto a recitare ruoli imposti dalle circostanze, alienato sia dalla società che da sé stesso.
"Better Man" si pone come un'esperienza trascendentale, una riflessione sul ruolo dell’umano nel grande teatro dell'assurdo. Williams, come la scimmia che lo rappresenta, è l'emblema di un'umanità che danza sul filo sottile tra grandiosità e abisso, libertà e determinismo, gioia e disperazione.
In definitiva, "Better Man" non è un ritratto rassicurante di un artista, ma una meditazione cruda e destabilizzante sulla condizione umana. La visione sperimentale di un'opera che, come la musica stessa di Robbie Williams, osa spingersi oltre i confini del convenzionale, per toccare le corde più profonde dell'animo umano.
Chi è davvero Robbie Williams oltre ad essere il Robert bullizzato da bambino, abbandonato dal padre che lo ha indottrinato alla fama, accompagnato dalla madre e dalla depressione e amato incondizionatamente dalla nonna?
Un egoista incallito, un provocatore irriverente, un’anima fragile travestita da istrione sempre in balia di sostanze tra le quali droghe ed alcool? La narrazione non si preoccupa di confermare l’immagine pubblica del cantante, ma scava nelle profondità del suo vissuto, mostrando non chi è stato per gli altri, bensì come ha percepito sé stesso: un uomo in perpetua lotta con il proprio senso di inadeguatezza, anche quando il mondo lo applaudiva come una star.
Robbie non si manifesta attraverso un volto umano, bensì tramite l’alterità di una scimmia, un’immagine che spoglia l’identità dalle sovrastrutture sociali. In questo espediente visivo si nasconde una domanda universale: cosa significa essere autentici? La scimmia è l’ombra dell’uomo, il suo sé primordiale, il bambino rifiutato che fatica a emergere. È un simbolo che riassume il conflitto tra l'essere e l’apparire, tra il desiderio di appartenenza e la consapevolezza del proprio isolamento.
Il film non segue un ordine cronologico, ma si costruisce su connessioni emotive: ogni canzone diventa il riflesso di un momento esistenziale, il commento musicale di un capitolo interiore. Quando riecheggia Feel, si percepisce il dolore dell’anima vuota, il “buco nell’essere” che neppure la fama può colmare. Non è un caso che le più grandi popstar nascano da un vuoto originario: per Robbie, questo vuoto coincide con l’assenza di un padre, presenza ingombrante nella memoria ma distante nella realtà.
Eppure, non è solo la sofferenza a plasmare la sua ascesa. L’incontro con Guy Chambers diventa un momento di svolta: scrivere canzoni che costano qualcosa, che scavano nel profondo, è l’unico modo per trasformare il dolore in arte. Qui risiede l’essenza del genio creativo di Williams: non nascondere la fragilità, ma esibirla come un atto di resistenza e connessione umana.
Un alternarsi di contrasti: i Take That che ballano per strada mentre Rock DJ risuona in sottofondo rappresentano un’esplosione di energia e libertà, ma anche l’inizio di un percorso che separerà Robbie dal gruppo. È una celebrazione della transitorietà dei legami, del passaggio dall’innocenza dell’inizio alla complessità dell’individualità adulta.
Il film abbraccia un’estetica onirica e simbolica a tratti horror: la scimmia, con il suo sguardo dolce e malinconico, è il volto autentico di un uomo che si dibatte tra gloria e abisso, tra il desiderio di essere amato e la consapevolezza della propria vulnerabilità si incontra sempre con i suoi alter ego che gli ricordano la sua inadeguatezza, le sue insicurezze, il pericolo del fallimento.
In “Better Man”, Robbie Williams si svela come un gladiatore del palcoscenico, un performer che trasforma la sofferenza in spettacolo. “Sono un dannato intrattenitore”, proclama, e in queste parole risuona tutta l’ambiguità del suo essere: la maschera che protegge, ma anche l’arma che lo espone al mondo.
Vieni e prendimi per mano
Voglio prendere contatto con la vita
Non sono sicuro di capire
Questo ruolo che mi è stato dato…
Io non voglio morire
ma non voglio neanche vivere
Prima di innamorarmi
Mi preparo a lasciarla…
Sono spaventato a morte
Ecco perché sto continuando a correre
Prima essere arrivato
Posso vedermi arrivare…
Vieni e prendimi per mano
Voglio contattare i viventi
Non sono sicuro di capire
Questo ruolo che mi è stato dato
Non sono sicuro di capire
Non sono sicuro di capire
Non sono sicuro di capire
Non sono sicuro di capire
( Feel)
06-Dec-2024 di Beatrice