AUDITION ÔDISHON

Takashi Miike

1h 55m  •  1999

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Recensione di Beatrice On 27-Jun-2023

L’amore è dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole

Dopo 23 anni dalla prima uscita, viene presentato all’Udine Far East Film Fest il capolavoro restaurato di Takeshi Mike Audition. 

Uscirà finalmente nelle sale italiane distribuito dalla Wanted.

Mentre il bambino porta un regalo fatto a mano alla mamma in fin di vita, Shigeharu Aoyama rimane vedovo con figlio a carico. 

Dopo 7 anni l’ormai adolescente Shigehiko lo invita a cercarsi una moglie e Aoyana ne parla al suo amico produttore. 

Costui gli propone di organizzare un casting fittizio, con un comunicato radio, invitando giovani donne tra i 20 e i 30 anni a farsi avanti per ricoprire la parte di protagonista di un film come “eroina del domani”. 

Arrivano centinaia di curricula che Aoyana esamina rimanendo colpito in particolare da quello di una giovane ex ballerina di danza classica.

“Mai era stato così difficile scegliere”, rivela il vedovo al suo amico, “tranne che per l’ultima auto acquistata!”

Le audizioni iniziano, le domande dei due amici incalzano, a tratti invadenti, fino al colloquio con la giovane Asami che conferma l’incantesimo del vedovo.

Sebbene i consigli dell’amico produttore siamo di non chiamarla, di attendere e indagare sul passato della ragazza, costei rappresenta l’immagine iperuranica della donna dell’uomo medio, sensibile, bisognosa di protezione, innocente e fragile, tuttavia accudente e idonea prendersi cura in modo esclusivo del suo uomo.

Secondo i due attempati single “le ragazze di una volta non ci sono più” quindi occorre cercarle con l’inganno.

Anche il giovane figlio non si fida dell’ingenuità del padre, lui studioso di biologia interessato ai dinosauri, sa che i dentici nascono maschi, poi diventano ermafroditi e solo dopo maschi o femmine…

Mentre Asami Yamasaki attende le chiamate di Aoyana seduta sul pavimento con un sacco di juta davanti che si muove, Takashi Miike comincia a confermare i primi dubbi sulle aspettative del vedovo.

Primo weekend sul mare, mentre Aoyana fa programmi per la serata, la fanciulla inizia a spogliarsi e si adagia sul letto design sinuosamente serpeggiante.

Sogni, incubi, flashback, visioni, allucinazioni aprono la seconda parte del film, dove “solo il dolore e la sofferenza fanno capire che razza di uomo sei”, sostiene la dolce fanciulla.

Tra abusi e torture, amputazioni e strumenti paralizzanti Asami sussurra soavemente che “le parole creano solo bugie, il dolore invece non mente”…

La verità è l’errore che fugge nell’ inganno ed è raggiunto dal fraintendimento 

Takashi Mike, costruisce una sofisticata scacchiera di personaggi per presentare la sua visione del mondo, “il Giappone è finito”, e il ritratto che ne consegue risulta estremamente efficace. Chi parla di horror confonde gli sviluppi interpretativi.

La visione del maschile recluso nel suo virile mondo reazionario incapace di confrontarsi con l’altro qualunque esso sia, riconduce alla visione lacaniana dell’ inesistenza del rapporto sessuale e della relazione tra le alterità.

L’idiozia del fallo, il dovere del godimento del discorso del capitalista in questo psico-dramma si incontra con l’ottusità della richiesta d’amore femminile dovuta alla sua traumatica, culturale fragilità identitaria.

L’horror e la violenza semmai sono nell’incapacità di cogliere l’orrore perpetrato da un mondo non visto, non individuato, non pervenuto, ignorato, abilmente rimosso.

La capacità di Takashi Miike sta nel renderlo visibile, sta nella costruzione di un sceneggiatura estremamente razionale, logica, matematica, dove “la perfezione dei mezzi e la confusione dei fini sembrano caratterizzare la nostra epoca”.

Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche sia vero, sostiene Demostene, e forse l’unica vera realtà è l’inganno presente nella nostra mente, certifica Takashi Miike.

27-Jun-2023 di Beatrice