
Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
“Solone, voi Greci siete come dei bambini, un vecchio fra i Greci non esiste! Siete tutti spiritualmente giovani, perché nelle vostre menti non avete nessuna antica opinione formatasi per lunga tradizione e nessuna conoscenza incanutita dal tempo. E il motivo è questo: avvennero e avverranno ancora per l’umanità molte distruzioni in molti modi, le più grandi con il fuoco e l’acqua, e altre minori per infinite altre cause”.
Dal Timeo platonico all’Atlantide di Ancarani: dalla visione Politica del filosofo greco allo sguardo sociale/ antropologica/adolescenziale dei giovani lagunari:
i barchini stanno ai ragazzi veneziani
come le micro-car ai bimbi-minchia romani.
Il nome affisso sopra è quello della giovane donna di turno.
Barchini che sfrecciano….
Una tradizione che va avanti già da generazioni.
La bricola intagliata segnala 85km orari, la legge ne prevede 7 e se le guardie di finanza inseguono, i barchini si inoltrano nei “vicoli” lagunari come se fossero i quartieri spagnoli.
Giovani che corrono e rincorrono, gareggiano e danzano a ritmo di techno trap e luci al neon, in suggestive semideserte isole e canali veneziani.
Laguna nord isola di S. Francesco del deserto in cui si convive con i frati; i cipressi fanno ombra in una laguna senza alberi; Pellestrina e luoghi segreti dove si corre, si gioca, si sfidano le regole e la vita.
“Un film senza sceneggiatura perché non si può scrivere e poi girare”, sostiene il regista, “perché diventa vecchio, tutto accade troppo in fretta”.
“Ottenere la loro fiducia all’inizio non è stato facile ma occorreva indossare le sneakers giuste, sostare ascoltando la loro musica, per capirla e per capire il loro mondo. Occorreva comprendere la cultura dei motori, imparare e trasmettere passioni: occorreva essere lì mentre le cose accadevano”.
E’ un lavoro di ricerca, un lavoro sull’immagine e sul movimento, non solo un documentario. C’è’ la storia dei ragazzi e tante storie in ballo.
“L’unica finzione del film”, sostiene il regista, è stato il telegiornale che trasmette una notizia falsa, e questo la dice lunga!”: anche se i barchini fanno cronaca ogni giorno.
La provenienza di Ancarani dalla videoarte e dal documentario, accompagna qui una sinfonia di apatia e solitudine adolescenziale in un abisso di vuoto esistenziale. Il significato non c’è come il futuro non esiste se non in un eterno presente scandito dalla soffocante colonna sonora di Sick Luke.
Sesso e alcol, hashish e coca, la banalità del consumo si incastrano alla visione mitologica di una Venezia sconosciuta dove tutto sembra fermo e pur si muove seppur in modo scomposto e fragile.
La fotografia diventa a tratti protagonista assoluta insieme alla musica più sentimentale e sinfonica, anche quando si fa silenzio con i suoni della natura.
E tra una manicure e l’altra delle ragazze il presente scorre assordante, il vuoto si fa presagio infausto.
L’estetica del disagio si fa sontuosa, a tratti barocca, l’orpello del nichilismo oscilla tra l’orgia del nulla e il minimalismo del tutto.
Il tratto colorato, sfrenato, insensato, diviene parabola ascendente per precipitare in una videocamera inclinata e semi sommersa tra un sotto e un sopra che non esiste più… per una Atlantide che diviene Apocalisse.
Il suono di Mirco Mencacci accompagna l’epilogo già presente nel celebre dialogo Platonico.
Una lacerante istallazione filmica squarcia lo sguardo della 78esima mostra del cinema di Venezia raccontando, come mai, l’inquietante contemporaneità.
“Ma in seguito si verificarono immensi terremoti e cataclismi, al sopraggiungere di un sol giorno e di una sola notte terribili, in cui il vostro esercito fu inghiottito tutto quanto dalla terra, e anche l’isola di Atlantide, s’inabissò nel mare e sparì: ecco perché, anche ora, quel mare risulta ormai inaccessibile e inesplorabile, essendoci l’ostacolo del fango dei bassifondi che l’isola depositò inabissandosi”.
23-Jun-2023 di Beatrice