ATIKAMEKW SUNS SOLEILS ATIKAMEKW

Chloé Leriche

1h 43m  •  2023

atikamekw_suns_movie_avatar

Recensione di Beatrice On 25-Nov-2023

Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare.

Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Quebec 26 giugno 1977

Cinque indigeni nativi Atitakamekw vengono trovati morti in un furgone affondato in un fiume.

Solo due bianchi che erano con loro riescono a salvarsi liberandosi e uscendo dal veicolo.

La comunità Atikamekw di Manawan è una riserva delle Prime Nazioni sulle sponde sud-occidentali del lago Metabeskega nella regione di Lanaudiere del Quebec, Canada.

Sul corpo di Julianna ci sono segni evidenti di lividi tra le gambe e di tagli sullo stomaco, la madre li evidenzia riconoscendo il cadavere della figlia e facendo notare che il corpo non è bluastro né gonfio come quelli trovati nell’acqua.

La bambina Antoinette era stata buttata dal furgone sul bordo della strada, allontanandola dalla madre.

Marcel sembra impazzito, la musica tuona dissonante mentre le percussioni intonano l’inquieto violento destino dei nativi.

Lunghi silenzi, natura, bambini, buio, sconcerto.

Nessuna reazione da parte della polizia, totale indifferenza, anzi disprezzo nella consegna dei documenti: nessuna inchiesta è prevista, si tratterebbe di un incidente…

Neanche nel centro abitato più vicino nessuno ne parla mentre tra i bambini degli indigeni nativi si avverte la presenza della morte.

Philippe è distrutto, ha perso la moglie, ha quattro figli e non riesce a farsene una ragione; si allontana continuamente da casa con il suo cavallo, non riesce a sopravvivere, nonostante non ostenti alcun tipo di violenza se non verso se stesso.

La veglia funebre è dignitosa e struggente: si suona anche la chitarra elettrica, il fuoco sacro brucerà per tre giorni e il sacrificio degli animali accompagnerà il rito funebre.

La famiglia Petiquay è consapevole che nessuno indagherà; non è prevista nessuna inchiesta per gli indiani.

La sepoltura avverrà con tutta la comunità, le buche, la sabbia, le croci in legno con i nomi dipinti sopra: canti e momenti di grande silenzio.

Angèle è rimasta sola, perché la madre è morta e il padre non c’è.

Tra i cadaveri trovati nel retro del furgone c’è chi aveva le mutande abbassate con tagli e ematomi.

La natura al tramonto accoglie il bagno nelle acque della morte di Angéle e del figlio del signor Quitich, impazzito dal dolore.

Il medico legale confermerà la responsabilità penale del conducente bianco, ma i documenti risulteranno irreperibili e nessuna accusa sarà rivolta ai testimoni presenti durante l’accaduto.

Un film che fa da controcanto intimo a Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese.

Un cinema testimonianza di un massacro per anni occultato e disconosciuto che torna a recriminare la propria voce: uno spaccato antropologico dove la crudeltà acefala del suprematismo bianco, sulle altre etnie, ha distribuito e distribuisce generosamente il proprio diktat.

Ci vogliono mille voci per raccontare una sola storia

25-Nov-2023 di Beatrice