ANORA

Sean Baker

2h 19m  •  2024

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Recensione di Beatrice On 25-Oct-2024

La merce è prima di tutto un oggetto esterno, una cosa che per mezzo delle sue proprietà soddisfa bisogni umani di qualunque specie.

Storia, commedia, farsa

Tre parti per raccontare gli stereotipi più comuni del sistema capitalistico.

Anora è una striptease dancer e insieme alle sue colleghe gestisce i clienti tra private room, alcol e dollari negli strings. Tutta la merce che ha a disposizione, il suo corpo, è finalizzata alla produzione di denaro e quando arrivano clienti che la chiedono l’esclusiva per 15mila a settimana, l’occasione si fa ghiotta, la stessa merce acquisisce plusvalore e impone pluslavoro.

Il profitto vedremo come sarà distribuito….

Ecco la storia e la fortuna vuole che questa volta il cliente sia giovanissimo, carino, ipercinetico, divertente ma soprattutto pieno strabordante di soldi, con una casa da urlo e divertimento a go-go. Anora non si aspetta nulla, tranne l’ennesima e in questo caso ludica trattativa cliente (denaro) corpo (merce).

Ottiene tutto e arriva anche lo stereotipo Cinderella: Ivan, detto Vania, le propone di sposarlo, si recano a Las Vegas con un brillante di quattro carati, compreso nella tariffa stabilita. Tutto sembra volgere per il meglio quando dalla storia si passa alla commedia.

Tra feste, ketamina, cocaina, oppio, trasfusioni, alcol Ivan ha dei “babysitters” che devono controllarlo, lui è il rampollo di una famiglia dell’oligarchia russa la quale, una volta appreso del matrimonio, decide di raggiunger New York per prendere i dovuti provvedimenti.

Stimo il denaro né più né meno di quello che vale, perché è un servo eccellente ma un padrone terribile.

Chi doveva tenerlo a bada è il faccendiere armeno Toros insieme a Garnik, il gorilla del padre e un nuovo collaboratore russo Igor,

che Anora definisce gopnik, ossia giovane appartenente tendenzialmente alle classi sociali più basse, con uno scarso livello di istruzione.

Una volta appreso dell’arrivo dei genitori, il rampollo fugge mentre la giovane stripdancer rimane chiusa nella lussuosa abitazione con i buffi ceffi russo/armeni che, nel tentativo di convincerla dell’annullamento del matrimonio, saranno esposti ad una irrefrenabile resistenza verbale oltre ad una energica reazione fisica attraverso graffi, calci, pugni da vera kickboxer stripdancer girl.

Inizia inoltre l’iter di ricerca del ragazzo, a tratti esilarante a tratti ridondante, che si protrae per tutta la seconda parte del film.

Si arriva così alla farsa: l’arrivo dei genitori del ragazzetto viziato e ineducato alle benché minime, elementari, basiche regole, dedito solo al divertimento e al passatempo preferito: disturbare l’assenza dei genitori dilapidandone il patrimonio.

La farsa si compie e tutto rientra negli ordini stabiliti del sistema che non può prevedere alcuna spartizione del capitale, figuriamoci la redistribuzione.

Non c’è denaro impiegato più vantaggiosamente di quello che ci siamo lasciati togliere per via d’imbrogli: con esso infatti abbiamo immediata saggezza.

Storia, commedia, farsa , ossia dalla realtà passando per l’illusione arrivando alla coscienza infelice: Hegel docet.

Se lei cerca di massimizzare il profitto cercando di cambiare radicalmente la qualità della vita per lui conta solo l’ossessione per il godimento: il piacere è sconosciuto, tanto più il desiderio che richiederebbe spazi d’attesa.

Il fanciullo divertente e funny cool, come lo definisce Anora, non sa proprio nulla: anche la sua eiaculazione precocissima lo descrive e lo rappresenta perfettamente e quando lei lo invita a rallentare a rendere più slow il godimento lui non comprende, i suoi tempi sono al massimo quelli gestiti dal controller della PlayStation, unico vero membro in suo possesso, l’altro non pervenuto.

Troppo denaro nelle tasche dei giovani è segno di una società in disfacimento.

Ecco lo stereotipo del giovane rampollo:

I genitori ultramilionari si accorgono e accorrono dal figlio solo se si è messo nei guai e mette a rischio il patrimonio; insieme a questo lo stereotipo della Cinderella che può incontrare il principe che la tiri fuori dal contesto stripclub per renderla attraverso il denaro ancora più merce sebbene qui la realtà sia ben diversa dalla favoletta della pretty woman cinematografica.

Qui la dialettica della tesi, antitesi, sintesi ossia coscienza, autocoscienza, ragione perviene alla rappresentazione del tutto ossia la razionalità del reale in quanto tale, l’ordine stesso della realtà ormai pressoché immodificabile del sistema mondo contemporaneo.

Se la storia (tesi) sembra poter prendere una piega diversa (antitesi/commedia) per approdare alla farsa (sintesi) e continuare il percorso escatologico hegeliano il compimento avverrà nell’autocelebrazione dell’iter tecnico-capitalistico del sistema.

Anora, la fanciulla uzbeka è una dei tanti mezzi/merci/corpi ad uso e consumo del delirio umano troppo disumano.

Difficile pensare ad un finale più azzeccato e in linea con la struttura concettuale del film.

Lo guardo chirurgico sugli stereotipi culturali, i cliché linguistici patriarcali ad uso e consumo del maschile che lo ha creato e di quel femminile che non riesce ad emanciparsene perpetuandone l’uso: il sistema parola preconfezionato che enuncia e incasella, categorizza e giudica.

Non è da tutti rendere concettuale un prodotto cosi mainstream e Sean Baker ci riesce, mettendo a segno un duro colpo alle speranze infantili e illusorie del cambiamento.

La metafora è tratta!

Regola n°1: non perdere mai denaro.

Regola n°2: non dimenticare mai la regola n°1

25-Oct-2024 di Beatrice