
Recensione di Beatrice On 23-Jun-2023
Un bambino vede qualcosa di impressionante nel bosco e non riesce più a parlare. E’ Rudi, il figlio di Matthias che sta per scappare dalla Germania dove lavora in un macello. Rientra nel suo villaggio in Transilvania, dove vive la moglie e il padre malato.
Il panificio industriale diretto da Csilla, la sua ex amante, ha problemi a reperire il personale, in quanto la retribuzione offerta non va bene ai locali i quali tuttavia sono contrari all’assunzione di persone che vengano dall’estero.
Il villaggio è multietnico perché la Transilvania è un territorio a lungo conteso tra due paesi, Romania e Ungheria, ma vivono qui anche molti tedeschi ai quali 700 anni prima furono assegnati i territori lungo i monti Carpazi. Terreno di movimenti populisti e nazionalisti il film parla anche della presenza di russi e ucraini, bianchi e neri, sunniti e sciiti, ricchi e poveri.
Ognuno parla la sua lingua ma anche l’inglese della globalizzazione e i più sofisticati parlano il francese mentre c’è chi parla solo la lingua di provenienza incomprensibile.
Ognuno ha la sua religione: i rumeni sono perlopiù ortodossi ma anche greco-cattolici, i tedeschi luterani ma anche calvinisti, gli ungheresi cattolici ma anche unitariani. Ci sono pertanto molte chiese e le campane hanno un suono diverso e sebbene ormai quelle protestanti siano chiuse si possono visitare o far suonare le campane per un morto all’estero.
Inoltra durante il film si suona spesso la Miorita, una ballata nazionale rumena che narra la storia di tre pastori e del loro gregge. Ognuno di essi viene da regioni diverse e chi ha più pecore è il più ricco pertanto gli altri decidono di ucciderlo e di impossessarsi del suo branco. Nonostante la natura, il cane e i suoi animali lo mettano in guardia di fronte al pericolo il pastore crede nella sorte e attende che si compia.
La rappresentazione di questo schema chiamato ascendente e discendente viene studiato dai bambini e rappresentato nella recita natalizia, perché è una metafora per raccontare storie vere e tradizioni che si celano dietro questa narrazione.
Se la Romania è tutto questo e molto altro, la globalizzazione è la nuova Babele.
Se nessuno compra e consuma più il pane prodotto dal panificio industriale locale perché impastato da extracomunitari provenienti dallo Sri Lanka, nonostante abbiano accettato retribuzioni rifiutate dai locali, sembra inutile discutere tutti insieme per trovare un punto di accordo perché “ognuno ha il suo posto nel mondo”: “ci siamo sbarazzati degli zingari e ora arrivano i nepalesi”.
“Per sopravvivere basta non avere pietà”, il maschilismo rozzo di Matthias, non accetta come la moglie educa il figlio e mentre il padre Otto, affetto da narcolessia, che gli impedisce di svolgere il lavoro di pastore è sottoposto ad un esame per comprendere la causa.
La “Rezonanta Magnetica Nucleara” da cui proviene il titolo originale R.M.N., è l’indagine diagnostica da somministrare non solo al padre ma a tutta la comunità delle montagne transilvane e dell’Europa intera.
Mungiu riflette sul ruolo della Romania all’interno dell’Unione Europea, come già nel suo film Un padre, una figlia, mette in discussione i dilemmi della società di oggi, come il bisogno atavico di appartenere e identificarsi con il proprio gruppo etnico, religione, sesso, classe sociale.
Si parla di pregiudizio e di discriminazione, di stereotipo e di destino, di globalizzazione e di smarrimento nel caos cognitivo e morale dei nostri giorni.
Se R.M.N., titolo originale da mantenere, è uno strumento di indagine del cervello (in questo caso), una scansione che permette di visualizzare, attraverso immagini tridimensionali dettagliate le varie componenti encefaliche allo scopo di cercare cosa c’è sotto la superficie è perché sembra che “l’empatia e le altre abilità di interazione sociale abbiano origine sul questa area della corteccia”, nella zona fronto-parietale dell’encefalo, mentre “gli istinti più animali “( da qui forse Animali selvatici del titolo italiano) “che contribuiscono alla sopravvivenza della specie umana occupano il restante 99% del cervello”. ( Con tutte le riserve gli approfondimenti scientifici che questo tipo di informazioni richiedono).
Pertanto Mungiu, nella scelta di questo titolo non esiterebbe a denunciare un fattore organico che condizionerebbe inevitabilmente il destino della collettività umana.
Il film che può sembrare retorico, banale e perspicuo si rivela tuttavia dopo una attenta analisi, essenziale, originale e enigmatico e protervo.
La metafora è il filo conduttore, l’allusione la traccia indelebile: niente è quel che sembra, come l’afasia di Rudi e le bestie selvatiche.
L’allegoria dell’occidente arrivato in Romania, tra orsi e xenofobia per descrivere il concetto di identità di un’Europa alla deriva.
Tuttavia:
Tutto è ignoto: un enigma, un inesplicabile mistero. Dubbio, incertezza, sospensione di giudizio appaiono l’unico risultato della nostra più accurata indagine.
23-Jun-2023 di Beatrice