
Recensione di Beatrice On 05-May-2023
La differenza tra il ricordo e la realtà è che l’esperienza reale ha un odore ed è sporca e non è confezionata in finali semplici.
Nal Goldin, fotografa di fama internazionale: biografia, famiglia, immagini, lotta politica.
Famiglia Sackler, proprietaria dell’impero farmaceutico Purdue Pharma LP, oggi Knoa Pharma.
La storia-documento dell’incontro/scontro di queste due realtà.
P.A.I.N: Prescription Addiction Intervention Now
Gruppo fondato dalla Golin per combattere lo STIGMA sulla dipendenza e denunciare la Sackler, responsabile della produzione di farmaci che creano dipendenza fino all’overdose e con il fatturato multimilionario benefattrice dei principali musei del mondo.
Come tacere di fronte a questo incontro di arte bellezza e “filantropia” e centinaia di migliaia di morti, quindi massacro e spargimento di dolore e sangue?
Ecco l’ inesauribile lotta politica che intraprende l’illustre fotografa Goldin che ha vissuto sulla propria pelle la dipendenza fino alla overdose dal farmaco OxyContin, assunto come antidolorifico per un intervento chirurgico. Una volta disintossicata viene a conoscenza della responsabilità della famiglia Sackler nell’epidemia di oppioidi che aveva colpito gli Stati Uniti dalla metà degli anni ’90, causando migliaia di morti per overdose da farmaco.
Il lavoro della Poitras, non si limita alla narrazione, per voce della stessa Goldin, attraverso le incredibili fotografie prodotte da questa artista, della lotta politica della P.A.I.N., ma interseca in modo estremo e drammatico quanto la biografia della artista sia inevitabilmente alla base della genealogia della lotta.
La logica acuta e spietata che emerge da questa ricostruzione è quella di individuare i tasselli causali che hanno determinato il percorso della artista.
Il primo e principale: il suicidio della sorella Barbara
Era il 1965, quando il suicidio adolescenziale era un argomento tabù. Ero molto vicina a mia sorella e consapevole di alcune della forze che l’hanno portata a scegliere il suicidio. Ho visto il ruolo che la sessualità e la repressione hanno giocato nella sua distruzione. A causa dei tempi, all’inizio degli anni Sessanta, le donne grintose e sessuate facevano spavento, al di fuori della gamma di comportamenti accettabili, al di fuori del controllo. Quando aveva 18 anni, capì che l’unico modo per uscire era sdraiarsi sui binari del treno dei pendolari fuori Washington. Fu un atto di immensa volontà.
( Nan Goldin)
La madre non volle che si sapesse la verità; si doveva parlare di un incidente… “ MI ERA TUTTO PIU’ CHIARO”, afferma la Goldin.
Intanto Arthur Sackler scriveva ai figli: “ vogliamo lasciare il mondo in un posto migliore di quando ci siamo entrati”…
La famiglia dell’arte e della filantropia era la stessa che produceva dipendenza e morte: fare profitto sul dolore delle persone.
Nan intanto racconta la sua storia di fotografa come possibilità di essere, come risposta alla ribellione e alla emarginazione, allo stigma che la società ti consegna: la fotografia mi ha dato una personalità e una voce, è sempre stata un modo di attraversare la paura; mi ha protetta e mi ha dato una ragione per vivere.
Ha fatto la cameriera, la ballerina, ha lavorato in un bordello per pagare le pellicole e ha ritratto con i suoi scatti il potere che gli uomini avevano sulle donne.
Ma il trauma l’ha resa inflessibile e inarrestabile e una volta conquistato lo spazio del nome e del successo che l’arte le ha consegnato ha iniziato la sua battaglia di vita…
Occorreva sfatare il concetto di vittime dell’Aids, lottare per avere garanzie di cura, far rimuovere il nome dei Sackler dai musei e far comprendere attraverso azioni dirette all’interno dell’Harvard Art Museum, del Metropolitan Museum of Art, del Guggenheim di New York, del Louvre, del Victoria and Albert Museum di Londra, che non si può conciliare l’arte con il profitto insanguinato.
Il tutto lanciando flaconi di pillole sul pavimento, distribuendo opuscoli, esibendo striscioni di protesta, tenendo discorsi e sdraiandosi coperti da dollari macchiati di sangue.
Le crisi di astinenza da OxiContyn sono determinate dalla privazione dei recettori degli oppioidi, il cervello non ha alcuna protezione da qualsiasi tipo di dolore.
Le conseguenze economiche per i Sackler sono di circa seicento milioni di dollari mentre il costo della crisi da overdose negli Stati Uniti è di oltre mille miliardi di dollari.
La giustizia sembra quindi un concetto scomposto sebbene il tribunale ordini ai Sackler di assistere alle testimonianze dei parenti delle vittime come requisito dell’accordo di bancarotta…
Questo documentario è un film scomposto, un’ossessione biografica per la verità nuda e cruda, nascosta sin da quando la Goldin era un bambina, figlia di due “funzionari della specie”.
Da adulta viene a conoscenza di documenti che riguardano la famiglia, che le fanno comprendere definitivamente cosa c’era dietro il velo che esigeva l’occultamento della verità come sistema di vita.
La storia di una ossessione, di un percorso psicologico, psichiatrico, psicoanalitico ma soprattutto politico e filosofico: una storia per la società che riguarda il conformismo e la negazione come sistema, che riguarda lo stigma: le cose “sbagliate” sono tenute segrete e questo distrugge le persone. Barbara è stata la vittima di tutto questo e la sua reazione, estrema, è stata il punto di partenza di Nan, l’inizio del suo percorso di ribellione e di ricerca della verità.
Il calvario alla quale la Goldin si è sottoposta sin da bambina è stato vissuto soprattutto dal corpo, usato, offeso, compromesso, martoriato per giustificare ed esorcizzare il dolore emotivo della psiche alla quale è stata sottratta una presenza fondamentale.
Un percorso di espiazione e di disvelamento, uno smascheramento costruito da slideshows e fotogrammi infiniti.
Il parallelismo genealogico interconnesso tra la biografia e la battaglia della P.A.I.N/ anti Sackler è indispensabile al percorso di conoscenza della Goldin: la verità ossessiva a tratti compulsiva della ricerca e della lotta è l’obiettivo ineludibile per giustificare anche esteticamente la propria esistenza.
Un martirio di dolore, un labirinto di mortificazione, un lastricato tracciato di ferite, un percorso di riscatto, una infinita produzione di immagini che restituiscano autenticità ad una realtà compromessa e corrotta.
La Goldin ha dovuto infierire sul proprio corpo sul quale ha prodotto uno “spargimento di sangue” reale e metaforico: un calvario fisico e mentale dove non è prevista catarsi.
La Poitras la ritrae nel tessuto genealogico della vita offesa alle prese con la famiglia, l’arte, il potere, l’avidità, lo stigma, la censura, la misoginia, la dipendenza, l’ipocrisia, il profitto.
La capacità di sublimare la propria vita attraverso l’arte della Goldin si rispecchia nell’abilità di sublimare la propria arte attraverso la vita della Poitras: un incastro fatale, un prodotto esclusivo, inquieto, decisivo, assoluto, perentorio.
La genealogia nietzschiana all’opera!
Che cosa strana la vita, quel misterioso organizzarsi di una logica spietata per un futile obiettivo.
Il massimo che potete sperarne è una certa conoscenza di voi stessi, cui arrivate troppo tardi…
Una massa di rimpianti inestinguibili.
05-May-2023 di Beatrice