Adolescence

Philip Barantini Adolescence Drama • 2025 • 3h 40m

Quando un tredicenne viene accusato dell'omicidio di un compagno di classe, la sua famiglia, il terapeuta e il detective incaricato si trovano a chiedersi cosa sia davvero accaduto.
Recensito da Beatrice 28. March 2025
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La violenza non è mai un atto isolato, ma il sintomo di un sistema che l'alimenta.
-(Michel Foucault)


Inghilterra, Doncaster.
La macchina da presa, implacabile, segue la polizia nel suo ingresso violento: porte abbattute, volti stravolti, una casa profanata. Tra le mura domestiche, il tredicenne Jamie è trascinato in un incubo giudiziario. La sua colpa è già scritta prima che la verità sia svelata. Il tempo si contrae e si espande, scandito da un interrogatorio che non cerca risposte ma conferme, in una società che ha bisogno di mostri più che di spiegazioni.


La struttura narrativa di "Adolescence" è priva di indulgenti artifici: nessun mistero, nessuna redenzione, solo la fredda esposizione di un male che non è né eccezionale né inspiegabile. La serie non costruisce il proprio dramma attorno alla colpevolezza o all'innocenza, ma all'inevitabilità della tragedia. Come si arriva a un omicidio? La domanda, che in un crime tradizionale servirebbe a svelare il colpevole, qui diventa il cuore stesso della narrazione: un'interrogazione sulla società, sulla costruzione del genere e sulla violenza come meccanismo di potere.


Ispirata a tragiche vicende di femminicidio, "Adolescence" non si limita a un resoconto narrativo, ma si immerge nella decomposizione dell'adolescenza come territorio di forze oscure, dove la violenza simbolica si traduce in carne e sangue. La miniserie britannica disarticola le strutture del thriller per rivelare un paesaggio sociale in cui la mascolinità tossica, il bullismo e le comunità digitali non sono anomalie, ma manifestazioni di una logica sistemica dell'oppressione. I suoi creatori auspicano che l'opera venga mostrata in Parlamento e nelle scuole, un tentativo pericoloso e per nulla ingenuo di “illuminare le tenebre” con una fiaccola destinata a spegnersi nella corrente di un mondo connivente.


Episodio dopo episodio, la serie si dispiega come un'inarrestabile caduta. Se ne parlava già con insistenza prima del suo arrivo sulla piattaforma: l'ennesima moda passeggera o una pietra miliare nella rappresentazione della brutalità adolescenziale? Jack Thorne e Stephen Graham costruiscono un'opera mainstream che si nutre dell'orrore quotidiano, spogliandolo di qualsiasi filtro consolatorio.


L'adolescenza è un territorio inospitale, dominato da codici invisibili agli adulti. Qui il dolore non si manifesta, si cripta. L'angoscia adolescenziale, sempre filtrata da emoji, meme e messaggi che sfuggono alla comprensione genitoriale, è il terreno su cui crescono ideologie deformi: manosfera, incel, costruzioni digitali che si trasformano in violenza concreta, in azioni irreversibili. Il linguaggio stesso della serie è una denuncia: parole usate come armi, immagini che annientano ogni possibilità di equidistanza morale.


Il vero orrore di "Adolescence" non è nell'atto di violenza, ma nella sua prevedibilità. Nel silenzio che lo precede, nell'incapacità di un'intera società di comprendere i segnali, nel modo in cui ogni tragedia viene rapidamente relegata a statistica. La serie si sottrae alla mitologia del criminale, rifiuta di elevare l'assassino a genio del male. Jamie non è un predatore astuto, né un enigma da decifrare. È il prodotto di una cultura che lo ha nutrito di odio e alienazione fino a renderlo un ingranaggio in un sistema di distruzione sistemica.


Nell'ultimo episodio, i genitori di Jamie incarnano l'essenza dell'impotenza: il dubbio straziante di aver mancato di vedere, di comprendere, di agire. La loro disperazione è quella di un'intera generazione di adulti che copre o che scopre troppo tardi di non avere mai voluto o forse avuto strumenti per decifrare il mondo dei propri figli. 


"Adolescence" non offre un catartico senso di chiusura, né una morale rassicurante. È un richiamo disperato all'ineluttabilità della violenza, alla sua capacità di riprodursi ininterrottamente. Non ci lascia con risposte, ma con una consapevolezza: la realtà che ci circonda non è altro che il riflesso delle nostre omissioni.


Eppure, se la straordinarietà delle reazioni a "Adolescence" deriva dalla sua pretesa originalità nell'affrontare la crisi educativa e il divario tra le generazioni, allora ci troviamo dinanzi a un'illusione. Il pianeta adolescenza è ben più tragico e indecifrabile di quanto venga rappresentato, ed è già noto a chiunque abbia scelto di guardare oltre la superficie. La serie, con i suoi quattro lunghi piani sequenza, non fa altro che riformulare in modalità mainstream ciò che è già stato detto e denunciato da coloro che non fingono di non vedere l'apocalisse adolescenziale.


La sottrazione dell'adolescenza dalla famiglia e dalla scuola non è un fatto nuovo, ma un ulteriore alibi per chi continua a ritrarre quel mondo in modo superficiale e sensazionalistico. Il film indulge in un voyeurismo morboso, solleticando l'istinto dello spettatore piuttosto che proporre una riflessione autentica. Se oggi lo smartphone e i social rappresentano un'aggravante, la vera questione è la cecità di una società che continua a consegnare nelle mani del futuro uno strumento di distruzione senza comprenderne le conseguenze.


Chi si sorprende di fronte a “Adolescence"? Chi si dichiara turbato? Davvero c'è chi si accorge solo ora di ciò che accade? Dov'era fino ad ora? Ha vissuto nella caverna platonica? La situazione reale è ben più grave: questa serie non è che una sit-com rispetto alla realtà. Suicidi, violenza, solitudine: il fallimento collettivo di scuola, famiglia e istituzioni è il risultato di un sistema economico che riduce le persone a clienti, sacrificando tutto sull'altare del profitto. Lo smartphone, nelle mani di un adolescente, è un'arma di distruzione di massa.


La potenza che si attribuisce alla serie è inversamente proporzionale alla capacità di osservazione della realtà. Il prodotto è sopravvalutato, la condizione adolescenziale sottovalutata.
"Adolescence" non illumina l'oscurità: si limita a sfruttarla.


Ogni strumento di comunicazione, se non compreso, diventa una bomba a orologeria.
-(Marshall McLuhan)

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