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Cimitero di Ciriego: un museo sul mare.

Cimitero Di Ciriego: Un Museo Sul Mare.

Ciriego non è solo un luogo di sepoltura. È anche un archivio di pietra, un museo a cielo aperto, dove la memoria delle famiglie santanderine si fa marmo e bronzo. Alcuni mausolei e pantheon, opera di architetti rinomati, si distinguono per la loro bellezza e maestosità. Molti di essi sono ben conservati; altri, purtroppo, giacciono nell’abbandono, pur essendo testimoni preziosi di una storia culturale e sociale.

Recensito da Beatrice 19. May 2025
Un cimitero non è un luogo di morte, ma un giardino della memoria.
Rainer Maria Rilke



Nel lento fluire della storia umana, dove la memoria si sedimenta nei luoghi e la morte diventa architettura, si inscrive la nascita del Cimitero di Ciriego a Santander sul Mar Cantabrico.  Questo spazio del silenzio trova le sue radici nella Real Cédula promulgata il 3 aprile 1787 da Carlo III, con la quale si stabiliva che i luoghi di sepoltura dovessero essere edificati al di fuori delle mura cittadine. Un gesto politico e igienico, ma anche un atto simbolico: separare la vita dalla morte, pur riconoscendone l’intima coesistenza.

Tuttavia, come accade spesso nella tensione tra legge e realtà, la sua attuazione a Santander fu posticipata nel tempo. Fino al 1820, infatti, le inumazioni avvenivano principalmente nella Cattedrale e nel convento di San Francesco, sacri templi che custodivano i defunti nel cuore pulsante della città viva. Ma il crescere della popolazione e l’urgenza di una nuova consapevolezza igienico-sanitaria spinsero alla creazione del cimitero di San Fernando, situato sulle Calzadas Altas (oggi Calle Alta). Questo luogo, ormai scomparso, fu attivo fino alle prime decadi del XX secolo.

La vera svolta avvenne nel 1881, quando l’architetto Casimiro Pérez de la Riva concepì il progetto del Cimitero Municipale di Ciriego, una delle sue opere più significative. L’anno seguente, nel 1882, redasse una memoria intitolata "Memoria referente a la construcción de un Nuevo Cementerio en la ciudad de Santander", in cui ogni spazio della futura necropoli veniva descritto con precisione, come se disegnasse un mappa dell’eternità.

Il 3 settembre 1885, Ciriego aprì le sue porte al mistero e al riposo.

 

Ordine e simbolo: la forma interna della necropoli
 

In un cimitero tutte le tombe hanno vista sull’eternità.
Fabrizio Caramagna



Pérez de la Riva scelse una pianta cruciforme per l’organizzazione dello spazio, perché nella croce riconosceva il simbolo della redenzione cristiana, ma anche una struttura funzionale, capace di adattarsi alle esigenze di crescita futura. Così, i bracci della croce potevano estendersi come il tempo, come la memoria che si prolunga oltre la carne.

Ancora oggi, la struttura a croce è conservata nella sua parte centrale. Il tessuto della necropoli è fatto di strade e interstrade, che disegnano isolati funerari: ciascuno di essi racchiude il terreno che appartiene ai singoli proprietari. Una città dei morti, specchio silenzioso della città dei vivi.

Nel 1998 fu costruito il forno crematorio, su progetto di Emilio Diego Ruisánchez. Questo elemento, benché realizzato oltre un secolo dopo, era già stato contemplato nel progetto originario. Pérez de la Riva, anticipando le istanze del tempo, scriveva:
 “I progressi dell’igiene indicano come indispensabile la cremazione dei corpi, almeno nelle grandi città, dimostrando che essa risponde allo stesso tempo ai dettami della morale, della religione, dell’igiene e dell’economia.”
Una visione lucida, che guarda alla morte non come tabù, ma come processo fisico e spirituale da affrontare con consapevolezza.

 

Valorizzare, ricordare, custodire

 
I cimiteri sono le città più silenziose e oneste che l’uomo abbia mai costruito."
Honoré de Balzac



Ciriego non è solo un luogo di sepoltura. È anche un archivio di pietra, un museo a cielo aperto, dove la memoria delle famiglie santanderine si fa marmo e bronzo. Alcuni mausolei e pantheon, opera di architetti rinomati, si distinguono per la loro bellezza e maestosità. Molti di essi sono ben conservati; altri, purtroppo, giacciono nell’abbandono, pur essendo testimoni preziosi di una storia culturale e sociale.

A partire dal 2005, anno in cui Santander celebrava il 250° anniversario della sua elevazione a città, la professoressa Carmen Bermejo Lorenzo, dell’Università di Oviedo, ha avviato uno studio storico-artistico sulle necropoli santanderine. In questo lavoro, l’arte funeraria è analizzata non solo nella sua dimensione estetica, ma anche come manifestazione della cultura della morte.

Nel 2007, grazie a un progetto firmato in collaborazione con Cementerio Jardín de Cantabria S.A., fu avviato un Piano Direttore coordinato dalla stessa Bermejo. Lo studio prevedeva l’inventario completo dei beni artistici presenti nel recinto, la creazione di schede catalogo, la definizione delle categorie di protezione e la regolamentazione per la conservazione del patrimonio esistente e delle nuove costruzioni. Il fine era duplice: conoscere per preservare, identificare per proteggere.

Così, Ciriego si configura oggi non solo come luogo della fine, ma anche come spazio del tempo, della memoria, dell’identità collettiva. Un luogo in cui l’arte diventa forma del ricordo e in cui la pietra si carica di significato.

 

Camminare tra i nomi: contemplare l’eternità scolpita

 
Passeggiare in un cimitero è leggere il romanzo collettivo di un popolo."
José Saramago



Chi si avvicina a Ciriego con sguardo attento e spirito contemplativo, non può che soffermarsi davanti a pantheon straordinari: Arechavala, Cué, Cué Fernández, Fernández Bravo, Pardo de Santayana, Hedilla, García Quintanilla, González Torre, Haro, Junco, Marín García, Martínez de las Heras, Meana, le Vittime del Machichaco, Prieto Lavín, e tanti altri. Ognuno racconta una storia, ognuno è una pagina scolpita nel libro della città.

In Ciriego, la morte non è assenza, ma  espressione dell’essere. Un luogo dove il tempo si sospende, e dove le generazioni parlano attraverso il silenzio delle tombe.