STEFANIE HEINZE. YOUR MOUTH COMES SECOND
Un gesto politico e intimo, un invito a riscoprire l’esperienza nella sua essenza mutevole e molteplice.
2024
Recensione di Beatrice

La mostra Your Mouth Comes Second, primo incontro istituzionale con il lavoro di Stefanie Heinze, si configura come un viaggio nell’ineffabile, un’indagine sulle forze primordiali che precedono il linguaggio e modellano la nostra percezione del mondo. Attraverso una selezione di opere recenti, l’artista esplora la tenerezza e la vulnerabilità come principi universali, intrecciandole a dinamiche relazionali, alla fusione tra spiritualità ancestrali e contesti urbani, e a una rinnovata alchimia tra materiali grezzi e forma.
Ispirandosi a saperi alternativi e contro-egemonici, Heinze traduce l’ignoto in gesti pittorici che rifiutano risposte univoche. La sua ricerca si radica nel “prima” del linguaggio: uno spazio di osservazione, intuizione e incertezza, dove il processo creativo si fa rito di appropriazione e trasformazione. Qui, l’artista si sottrae alla dualità tra astrazione e figurazione, abbracciando una logica di compresenza, un “both and” che dissolve ogni opposizione in un gioco continuo di negazione e integrazione.
La pratica di Heinze si origina da disegni e collage intimi, quasi meditativi, che si espandono in vaste tele cariche di tensioni interne. Il disegno è per lei un gesto riflessivo, quasi ascetico, mentre la pittura si manifesta come un atto esplosivo, una costruzione che si nutre di frammenti ricomposti. Le sue immagini, sospese tra metamorfosi e costante trasformazione, scardinano confini tradizionali, svelando un universo in cui “alto” e “basso” si mescolano, dove citazioni visive e tecniche si contaminano reciprocamente.
Nelle grandi tele esposte, forme ambigue sfidano il riconoscimento: ciò che sembra un corpo può essere cibo o animale; oggetti familiari si dissolvono in piani cromatici che si intersecano, si coprono e si trasformano. Segni e simboli emergono senza filtri, rifiutando qualsiasi gerarchia tra intenzione e casualità. Heinze non cerca di rassicurare lo spettatore: al contrario, abbraccia il caos, scardina le certezze formali, e riattiva i sensi in una sinestesia destabilizzante.
Attraverso un atto di sabotaggio contro l’eccesso di razionalità, l’artista destruttura il linguaggio per restituire centralità al corpo e alle sue percezioni, proponendo un vocabolario sensoriale e fluido. La confusione diventa strumento di apprendimento inverso, un rifiuto della categorizzazione a favore di un’apertura radicale al cambiamento. Per Heinze, questa instabilità non è solo una pratica creativa, ma un gesto politico e intimo, un invito a riscoprire l’esperienza nella sua essenza mutevole e molteplice.
STEFANIE HEINZE (nata nel 1987, Berlino, Germania) ha studiato presso l’Academy of Fine Arts di Oslo (2012) e l’Academy of Fine Arts di Lipsia (2016). Ha presentato il suo lavoro in mostre personali presso Capitain Petzel, Berlino (2022); Petzel, New York (2020); Capitain Petzel, Berlino (2019); LC Queisser, Tbilisi (2019), tra gli altri, così come in mostre collettive presso Le Consortium, Digione (2023); The Hepworth Wakefield, West Yorkshire (2022-23); Institute of Contemporary Art, Miami (2022); Fondazione Boros al Berghain, Berlino (2020); Deichtorhallen, Amburgo (2020); Sammlung Philara, Düsseldorf (2019); Saatchi Gallery, Londra (2018); e Tanya Leighton, Berlino (2017). Le opere di Heinze fanno parte di collezioni come quelle dell'Institute of Contemporary Art, Miami; Hammer Museum, Los Angeles; Musée d’Art Moderne de Paris; MAMCO, Ginevra; Staatliche Kunstsammlungen Dresden; Pérez Art Museum, Miami; The Hepworth Wakefield, UK; Marguerite Hoffman Collection, Dallas; The Rachofsky Collection, Dallas; Mead Gallery presso Warwick Arts Centre, UK; e la Delfina Collection, UK.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Torino
www.fsrr.org
Fino al 16 marzo 2025