SHIFTING SANDS: A BATTLE SONG
2024
Recensione di Beatrice

Sussurra il deserto e si leva la voce di Manal AlDowayan al Padiglione nazionale dell’Arabia Saudita alla Biennale Arte 2024 evoca una potente visione dell’essere donna oggi
• Attraverso la scultura e il suono, Manal AlDowayan racconta una storia che trascende le culture e le geografie e rivendica un’autonomia e una solidarietà tra le donne dell’Arabia Saudita che trovarisonanza in tutto il mondo.
• L’installazione multimediale è stata realizzata a partire dai seminari che l’artista ha organizzato in diverse città dell’Arabia Saudita, Khobar, Gedda e Riad, e che hanno coinvolto oltre 1.000 donne saudite.
• Le curatrici Jessica Cerasi e Maya El Khalil e l’assistente curatrice Shadin AlBulaihed hanno lavorato con l’artista all’opera commissionata.
15 aprile, Riad, Arabia Saudita. Manal AlDowayan rappresenta l’Arabia Saudita alla 60.
Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre 2024, con un’installazione multimediale dal titolo Sussurra il deserto e si leva la voce.

Testimone importante della metamorfosi culturale che sta investendo il suo Paese d’origine, la pratica artistica di AlDowayan interroga le tradizioni, le memorie collettive e la rappresentazione delle donne. L’Arabia Saudita partecipa alla Biennale Arte per la quarta volta e per la terza volta il
padiglione nazionale espone opere di artiste donne.
Sussurra il deserto e si leva la voce mette a tema l’energia delle donne saudite in un periodo di profonda trasformazione culturale. Nella sua installazione, AlDowayan unisce le peculiarità sonore e geologiche del deserto con le voci delle donne, in un’espressione collettiva che sfida i pregiudizisulle loro vite. Questa è la prima volta che AlDowayan esplora il suono come mezzo artistico; ciò che invece è rimasto costante nella sua pratica è l’impegno a favore dell’emancipazione delle donne saudite, a lungo documentato con sensibilità e orgoglio.
In preparazione dell’opera commissionatale per Venezia, l’artista ha condotto diversi seminari in diverse città dell’Arabia Saudita, Khobar, Gedda e Riad, coinvolgendo più di 1.000 donne saudite.
Attraverso queste sessioni, AlDowayan ha offerto alle donne e alle ragazze una piattaforma per far sentire la propria voce, sia individualmente che collettivamente. L’espressione di sé avviene attraverso il caratteristico “canto delle sabbie” del Rub‘ al-Khali (il Quarto Vuoto) – un vasto deserto le cui imponenti dune mormorano e rombano allo spostarsi della sabbia. Per riprodurre questo spostamento al centro dell’opera, AlDowayan ha registrato le vibrazioni profonde della terra.

Il “canto delle sabbie” funge da metafora: il suono dei minuscoli granelli di sabbia, che interagiscono tra loro, cresce fino a diventare un boato collettivo.
Sussurra il deserto e si leva la voce rivendica lo spazio del Padiglione attraverso il suono e la scultura. L’installazione si sviluppa attorno a un elemento centrale motivante seguendo la struttura dell’Alardah e dell’Aldahha, i cerimoniali di battaglia eseguiti tradizionalmente dagli uomini. Qui, le voci delle donne saudite si levano coraggiosamente, attraverso canti, discorsi e disegni. I visitatori sono invitati a farsi strada attraverso un labirinto di grandi sculture di seta stampata a forma di petalo che richiamano la rosa del deserto, un cristallo che si trova comunemente nelle sabbie del deserto vicino a Dhahran, la città natale dell’artista. Come gli strati di cristalli che la formano, per AlDowayan nella rosa del deserto si sovrappongono diverse dimensioni – la fragilità, la caducità, la femminilità e la resilienza. Come nelle sue precedenti sculture a forma di rosa del deserto, AlDowayan segna il “corpo” di questi enormi fiori con del testo. Qui, per la prima volta, la superficie delle sculture è serigrafata con disegni e scritti delle partecipanti ai seminari, o con testi sulle donne saudite estratti dai quotidiani locali e internazionali. AlDowayan ha concentrato la sua attenzione sui modi in cui si parla delle donne saudite in particolare, sia a livello locale che internazionale. La sua ricerca ha messo in luce un’ossessione per la presenza o assenza del velo, per ciò che esse possono o non possono fare, oltre a molteplici supposizioni sulle loro richieste e sui
loro desideri, mentre molto poco veniva detto su come esse si identificano. Le parole tratte dai titoli di giornale parlano delle donne saudite, sono termini che vogliono fissare e custodire la loro
presenza, sono opinioni intransigenti trasformate in fatti. Sussurra il deserto e si leva la voce è un grido di solidarietà, un’esperienza progettata per ispirare coraggio.
“Alla Biennale Arte 2024 cercherò di rappresentare ciò che contraddistingue la mia pratica artistica nel contesto della mia comunità, del mio Paese e del mondo. Intendo presentare un’opera d’arte ispirata al ruolo in evoluzione delle donne nella sfera pubblica del mio Paese, e al viaggio che esse hanno intrapreso per ridefinire lo spazio fisico in cui abitano e le narrazioni che storicamente le hanno definite”, ha dichiarato AlDowayan.
“La mia opera d’arte comprende il suono e la scultura morbida. La parte sonora include il suono delle dune rombanti del Quarto Vuoto e le voci delle donne e delle ragazze, che cantano ed entrano in armonia con il suono della natura. Il suono è uno strumento invisibile che occupa lo spazio. Ha una presenza imponente, non puoi vederlo, ma non puoi negare l’esistenza di ciò che non vedi. La scultura morbida, realizzata in seta Tussar, rappresenta una forma con cui lavoro da molti anni, la rosa del deserto.
Sussurra il deserto e si leva la voce si ispira alla lunga indagine che ho condotto sull’immagine mediatica e sull’impatto che questa ha sull’autodeterminazione, e sottolinea il significato delle rappresentazioni mediatiche delle donne, il modo in cui le donne sono viste nella memoria
collettiva della loro società e quanto sia profondo l’impatto che queste immagini hanno sulla percezione dell’umanità degli individui ritratti.
Spero che quest’opera d’arte incoraggi le donne a guardarsi dentro e solidarizzare con la comunità femminile, per far sentire la loro voce e ritagliarsi il loro ruolo all’interno di questo nuovo capitolo della storia, gran parte del quale non è ancora stato scritto”.
“Il lavoro di AlDowayan è una riflessione profonda sul viaggio intrapreso dalle donne saudite negli ultimi anni. Attraverso l’opera che le è stata commissionata a Venezia, l’artista invita il pubblico a riflettere sugli stereotipi obsoleti e, allo stesso tempo, dà voce alle donne saudite di oggi: forti,ambiziose e compassionevoli. L’opera di AlDowayan incoraggia le donne saudite, le invita a rivendicare il controllo della propria narrazione, rispecchiando così i cambiamenti in atto nella società saudita, dove le donne ora possono lavorare in qualsiasi ambito, viaggiare autonomamente
e decidere il loro destino”, ha dichiarato Dina Amin, CEO della Commissione delle Arti Visive.
“Nel contesto del tema della Biennale Arte 2024 Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, in cui la solitudine di uno sconosciuto diventa un’esperienza condivisa, AlDowayan si oppone a una narrazione dell’“alterità” e offre voci rimaste inascoltate per troppo tempo. Sussurra il deserto e si leva la voce unisce l’essere donna, il panorama e la tradizione in un’opera immersiva che guarda con coraggio al futuro”, hanno dichiarato le curatrici Jessica Cerasi e Maya El Khalil, e l’assistente curatrice Shadin AlBulaihed commentando la loro partecipazione all’opera.
Sussurra il deserto e si leva la voce sarà in mostra dal 20 aprile al 24 novembre 2024 presso il Padiglione nazionale dell’Arabia Saudita all’Arsenale, Sale d’Armi, Venezia, Italia.
Sussurra il deserto e si leva la voce è stata realizzata da Manal AlDowayan per il Padiglione nazionale dell’Arabia Saudita, commissionato dalla Commissione delle Arti Visive: saudipavilion.org
Contatti stampa:
Rania Habib, Pelham Communications
Anastasia Lander, Pelham Communications