PIERRE HUYGHE: LIMINAL

Punta della Dogana
2024

Recensione di Beatrice

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Punta della Dogana

Pierre Huyghe

LIMINAL

L’abisso umano, l’impossibile e il transitorio

Umano troppo NON umano

L’ambito liminale è come una membrana sensibile e al tempo stesso uno spazio e una forma umana.

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La forma umana spogliata di tutto, senza mondo, senza cervello e senza volto, si muove in una superficie infinita, un piano circolare del vuoto.

Liminal è una condizione transitoria, un passaggio tra la nostra realtà sensibile e un’entità umana, è un contenitore vuoto che riceve informazioni invisibili in tempo reale.

L’entità inumana si evolve mentre cerca nuovi stimoli, mentre apprende… ma apprende cosa? La sua memoria si amplifica nel tempo andando al di là dell’esperienza e del regno umano.

Liminal è un esperimento, la simulazione di una condizione umana speculativa.

“Liminal”, la mostra concepita da Pierre Huyghe in stretta collaborazione con la curatrice Anne Stenne, presenta nuove importanti creazioni dell’artista, affiancate a opere degli ultimi dieci anni, provenienti in particolare dalla Pinault Collection.

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Pierre Huyghe si è sempre interrogato sul rapporto tra l’umano e il non umano e concepisce le sue opere come finzioni speculative da cui emergono altre forme di mondo possibili. Le finzioni sono per lui “mezzi per accedere al possibile o all’impossibile – a ciò che potrebbe o non potrebbe essere”.

CAMATA, 2024

Alcune macchine sembrano compiere un rituale sconosciuto sullo scheletro umano insepolto di un giovane ritrovato nel deserto di Atacama, in Cile. Si tratta del deserto più antico e arido della terra, il luogo prescelto dagli astronomi per studiare e testare gli esopianeti, ovvero i pianeti che esistono al di là del nostro sistema solare.

Il rituale eseguito dalle macchine richiama al tempo stesso un rito funebre infinito, un teatro operatorio e un processo di apprendimento e formazione di una specifica soggettività.

Il film è un’autopresentazione che si modifica all’infinito, senza linearità, inizio o fine…

NESSUNA VISIONE ESCATOLOGICA, SOLO CIRCOLARITA’… aleatoria

I sensori nello spazio espositivo generano di continuo modifiche nel montaggio.

Mentre l’enigmatico rituale si svolge in tempo reale davanti a noi, assistiamo a un’operazione transazionale tra realtà diverse, a un passaggio da un’entità incorporea a un corpo umano senza vita.

Pierre Huyghe trasforma Punta della Dogana in uno spazio dinamico e sensibile in costante evoluzione. La mostra è una condizione transitoria popolata da creature umane e non umane, e diventa il luogo in cui si formano soggettività in perenne processo di apprendimento, trasformazione e ibridazione. Le loro memorie si amplificano grazie alle informazioni captate a partire da eventi, percettibili e impercettibili, che attraversano la mostra.

Per Pierre Huyghe, l’esposizione è un rituale imprevedibile, in cui si generano e coesistono nuove possibilità, senza gerarchia o determinismo. Con “Liminal”, l’artista rimette in discussione la nostra percezione della realtà fino a diventare estranei a noi stessi, da una prospettiva altra rispetto a quella umana, bensì inumana.

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Un’esperienza totalizzante, ipnotica, amniotica dalla quale è difficile separarsi.

Un percorso epistemologico/ermeneutico della condizione umana impossibile da individuare: una oscurità ontologica tra la quantistica, relativismo e tecnica.