MAX PEIFFER WATENPHUL. DAL BAUHAUS ALL’ITALIA
2023
Recensione di Beatrice

Museo Casa di Goethe
presenta la mostra
Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia
a cura di Gregor H. Lersch
Apertura al pubblico: 28 settembre 2023 – 10 marzo 2024
Museo Casa di Goethe

Roma, via del Corso 18
(piazza del Popolo)
Dal 28 settembre 2023 al 10 marzo 2024 il Museo Casa di Goethe di Roma dedica a un singolare artista del modernismo, Max Peiffer Watenphul (Weferlingen, 1896 - Roma, 1976), una mostra retrospettiva, a cura di Gregor H. Lersch, direttore del Museo.
Irrequieto, indipendente, eclettico, avvocato prima, artista dopo, studente al Bauhaus di Weimar, Peiffer Watenphul si muove nei circoli d'avanguardia degli anni Venti. Fu un appassionato fotografo di soggetti con identità queer, un pittore di città e paesaggi e un viaggiatore incessante, soprattutto dopo che uno dei suoi quadri fu esposto alla mostra “Arte Degenerata” nel 1937.
Numerosi infatti i suoi viaggi in Europa, Africa e Messico, decine di traslochi in molte città tedesche, una residenza a Roma, all’Accademia Tedesca di Villa Massimo nel 1931-1932, poi periodi vissuti a Venezia, Salisburgo e, dopo il 1945 con il passaggio a piedi del confine fra Austria e Italia attraverso le montagne, il suo trasferimento in Italia presso la sorella, che aveva sposato un italiano, e ancora viaggi e soggiorni fra Venezia, la Toscana e Roma dove morì nel 1976 e dove riposa, sepolto nel Cimitero acattolico.
Realizzata in collaborazione con le Kunstsammlungen di Chemnitz, Museum Gunzenhauser, la mostra alla Casa di Goethe ripercorre con 33 dipinti e 14 fotografie la persistenza delle idee del Bauhaus nel suo lavoro di pittura e fotografia, seguendo il percorso di Max Peiffer Watenphul dalla Germania all'Italia e contestualizzando il suo lavoro nella tradizione degli artisti tedeschi in Italia e della Sehnsucht dei tedeschi per il Bel Paese.
"L'ultima esposizione di opere di Max Peiffer Watenphul in Italia risale al 2000, presso il Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo a Roma, ed è quindi giunto il momento di dare un nuovo sguardo alla sua opera in Italia. Con la retrospettiva al Museo Casa di Goethe, ci poniamo l'obiettivo di mostrare il panorama artistico del Ventesimo secolo tra Germania e Italia e di rintracciare gli sviluppi modernisti più insoliti che sono caduti nell'oblio. Max Peiffer Watenphul, il cui studio si trovava in via dei Greci, a pochi metri dalla Casa di Goethe, è quindi di particolare interesse nella Città Eterna", commenta Gregor H. Lersch.
Durante gli studi al Bauhaus di Weimar dal 1919 al 1922, periodo che ha profondamente plasmato la sua sensibilità e creatività, Max Peiffer Watenphul entra in contatto con artisti come Paul Klee, Johannes Itten, Otto Dix, Alexej von Jawlensky e Oskar Schlemmer che influenzano il suo lavoro, dalla pittura di figura al lirismo paesaggistico, mantenendo comunque un percorso divergente rispetto ai canoni del Modernismo.
La sua sensibilità cromatica, già evidente nei lavori degli anni Trenta diviene ancora più tangibile nelle opere del dopoguerra, caratterizzate da un sottile velo atmosferico caliginoso attraverso cui sembrano filtrare i suoi soggetti e i suoi paesaggi urbani, in particolare le vedute di Venezia e Roma.
Il punto di partenza della mostra è dedicato agli anni trascorsi dall'artista al Bauhaus, dove, oltre al corso preliminare con Johannes Itten, frequentò i laboratori di artigianato artistico, come quelli di tessitura e ceramica, in genere seguiti soprattutto da donne. Già qui inizia un "percorso lirico di una rara sensibilità coloristica", come scrive Michael Semff nel catalogo.
L’esposizione si sviluppa poi con una serie di dipinti che rappresentano l’Italia, con paesaggi veneziani e romani, indicativi del suo particolare modo di lavorare. L’artista seleziona delle immagini spesso ristrette, ritagliate con l'uso di repoussoir, cioè ponendo un elemento in primo piano, quasi un ostacolo per aumentare la dinamica e l'effetto di profondità.
Lo stesso metodo viene usato anche nella fotografia che Peiffer Watenphul sperimenta fin dai tempi del Bauhaus. In mostra un focus è dedicato a questo media, in particolar modo alle fotografie di architettura, scattate soprattutto durante il suo soggiorno all'Accademia Tedesca di Roma Villa Massimo nel 1931 e 1932. Accanto a queste alcuni scatti di uomini mascolini e donne dissolute, pesantemente truccate, ricoperte di gioielli, perline e tessuti, eseguiti tra gli anni Venti e Trenta, riferiti a quello che è stato recentemente definito in un saggio di Elisabeth Otto “queer Bauhaus”.
A testimoniare i rapporti con gli artisti del tempo sono esposti due dipinti di Otto Dix e di Alexej von Jawlensky, provenienti dalla collezione personale di Peiffer Watenphul.
La mostra si chiude con un'installazione site-specific di Ruth Beraha (Milano, 1986) ispirata al dipinto Natura morta con fiori di Max Peiffer Watenphul, esposto alla mostra “Arte Degenerata” di Monaco del 1937 e andato perduto.
Il catalogo della mostra, pubblicato in italiano e tedesco da ELECTA, a cura di Gregor H. Lersch (direttore del Museo Casa di Goethe e curatore della mostra), Frédéric Bußmann (direttore generale delle Kunstsammlungen Chemnitz) e Anja Richter, Direttrice del Museum Gunzenhauser, Chemnitz, con saggi di Florian Korn, Anja Richter e Michael Semff.
Martedì 28 novembre 2023, alle ore 19.00, Elizabeth Otto, professoressa di arte moderna e contemporanea alla Buffalo University, NY), autrice del saggio Haunted Bauhaus, terrà la conferenza La fotografia di Max Peiffer Watenphul e il “queer Bauhaus”.
BIOGRAFIA
Max Peiffer nasce il 1° settembre 1896 nella cittadina di Weferlingen, presso Braunschweig, figlio unico di una famiglia borghese. Suo padre Karl Josef Emil Peiffer è farmacista, sua madre casalinga. Nel 1903 il padre Karl Josef Emil Peiffer muore e in un primo momento il giovane Max viene cresciuto dalla sola madre, Anna Peiffer, che tre anni più tardi sposa Heinrich Watenphul, insegnante al liceo di Quedlinburg, cittadina a un centinaio di chilometri a sud di Weferlingen. Nel 1910 Max Peiffer scopre il proprio interesse artistico e inizia a disegnare. Il padre adottivo lo incentiva a coltivare questa sua passione. La famiglia si trasferisce a Hattingen, nella Ruhr meridionale dove Heinrich Watenphul diventa preside del locale liceo classico.
Nel 1911 nasce Grace, sorellastra di Max, con la quale egli svilupperà un rapporto particolarmente stretto. Max Peiffer studia e si diploma al liceo di Hattingen e, su desiderio dei genitori, inizia a studiare Medicina all’università di Bonn. Dopo breve tempo decide di cambiare indirizzo e sceglie di studiare Giurisprudenza a Strasburgo, Francoforte e Monaco di Baviera. Accanto al suo intenso studio universitario si reca spesso a visitare i musei di Monaco e le mostre di arte contemporanea.
Nel 1917 visita le esposizioni della galleria Neue Kunst – Hans Goltz, dove resta molto colpito dai lavori di Paul Klee. In questo periodo disegna e dipinge da autodidatta. Nel 1918 si laurea con una tesi sul diritto canonico all’università di Würzburg. Negli ultimi mesi di guerra è richiamato a prestare servizio militare, senza tuttavia essere inviato al fronte.
Nel 1919 dopo il crollo del Reich, Max Peiffer torna nella sua città natale e inizia un periodo di tirocinio alla pretura di Hattingen. A partire da settembre di questo anno adotta il doppio cognome di Peiffer Watenphul. Inoltre prende la decisione di vivere e lavorare come pittore, abbandonando la carriera giuridica.
Nello stesso anno chiede a Paul Klee di ricevere lezioni di pittura. Klee rifiuta e consiglia all’artista in erba di frequentare la scuola del pittore franco-polacco Stanislaus Stückgold a Monaco, ma Peiffer Watenphul rimane scontento delle lezioni e su consiglio di Lilly Klee si iscrive alla nuova scuola d’arte del Bauhaus, appena fondata a Weimar dove studia dal 1919 al 1922 frequentando il corso propedeutico di Johannes Itten. Qui il suo talento artistico viene riconosciuto ed espressamente incoraggiato. Da Walter Gropius riceve il permesso di essere ospitato in diversi laboratori di tessitura, ceramica e nella stamperia, oltre a ricevere un proprio atelier. Qui dipinge numerose nature morte, paesaggi naturali e urbani e raffigurazioni di studio.
Al Bauhaus conosce i maestri Lyonel Feininger e Vasilij Kandinskij. Stringe inoltre amicizia con le artiste e gli artisti Maria Cyrenius, Werner Gilles, Gerhard Marcks, Oskar Schlemmer, Kurt Schwitters, Grete Willers e con la poetessa Else Lasker-Schüler.
Nel 1920 firma un contratto con il famoso mercante d’arte Alfred Flechtheim e partecipa alle esposizioni del gruppo di artisti Das Junge Rheinland. L’anno successivo, sull’importante rivista d’arte «Das Kunstblatt», appare un articolo su di lui e ha luogo la prima personale dell’artista al Folkwangmuseum di Essen. Peiffer Watenphul compie il suo primo viaggio in Italia.
Nel 1922 è a Salisburgo dove lavora nell’atelier di smalti della sua amica artista Maria Cyrenius. Peiffer Watenphul incontra il pittore Alexej Jawlensky e gestisce uno studio a Düsseldorf, dove fa la conoscenza della mercante d’arte e mecenate Johanna Ey. Della sua cerchia di amici e amiche fanno parte tra gli altri gli artisti Otto e Martha Dix, Max Ernst, Otto Pankok e Gert Heinrich Wollheim.
A partire dal 1924 effettua viaggi di diversi mesi in Messico, Francia e Italia. Inoltre compie un viaggio in Jugoslavia con Maria Cyrenius, elaborando artisticamente le impressioni ricevute da questi soggiorni all’estero.
Tra il 1927 e il 1931 ricopre la cattedra di progettazione artistica alla Folkwangschule di Essen, dove incontra vecchi colleghi e colleghe del Bauhaus. Effettua un viaggio in Marocco e inizia a occuparsi di fotografia.
Riceve il Premio di Villa Massimo nel 1931 a Roma, dove soggiorna per diversi mesi in concomitanza con la residenza artistica all’Accademia Tedesca del pittore e grafico Ernst Wilhelm Nay. L’anno successivo è insignito del Premio della Akademie der Künste di Berlino e torna alla casa di famiglia a Hattingen, dove si ritira dopo l’ascesa al potere dei nazisti, nel 1933.
Nel 1937 i nazisti controllano la sua posta, requisiscono o rimuovono la maggior parte dei suoi quadri dai musei. Una delle sue nature morte floreali in possesso della Nationalgalerie di Berlino, per cui aveva ricevuto un premio nel 1933, viene esposto alla mostra Entartete Kunst («Arte degenerata») a Monaco. Peiffer Watenphul si reca in Italia, dove la sua sorellastra Grace vive assieme all’architetto italiano Enrico Pasqualucci.
Tra il 1937 e il 1941 lo troviamo a Ischia, insieme agli artisti Werner Gilles, Rudolf Levi, Hans Purrmann e Karli Sohn-Rethel. Sebbene egli sia considerato un artista all’indice, può insegnare disegno e pittura alla Scuola tessile di Krefeld che tuttavia viene distrutta il 22 giugno 1943 da un bombardamento. Peiffer Watenphul ottiene allora un incarico come docente alla Kunstgewebeschule (Scuola di arti applicate) di Salisburgo, dove insegna fino al 1946.
Ma nel 1946, a causa della cittadinanza tedesca, non ottiene un permesso di soggiorno in Austria e decide di attraversare a piedi il Brennero per recarsi a Venezia da sua sorella. Qui vive e lavora in condizioni difficili, ma dipinge numerose vedute della città che diverranno note come Venedig-Bilder, i «quadri veneziani».
Stringe amicizia con la mecenate Peggy Guggenheim e l’artista Zoran Mušič e partecipa alle Biennali di Venezia del 1948 e 1950.
Nel 1945 Peiffer Watenphul ottiene nuovi documenti e può quindi tornare in Germania, mentre la città di Salisburgo gli mette a disposizione un atelier. Qui, negli anni seguenti, inizia a stampare litografie.
Seguono le mostre al Museum Folkwang a Essen e allo Städtisches Museum di Wuppertal nel 1952, ma torna in Italia, a Ischia, nel 1954, per poi viaggiare in Spagna e Marocco.
Nel 1957 il Kunstverein di Stoccarda organizza un’ampia personale dell’artista. Grazie alle vendite delle proprie opere può acquistare un atelier a Roma, dove si trasferisce l’anno seguente. Nel 1958–59 lo Städtisches Museum di Leverkusen presenta una sua retrospettiva, in cui viene dato spazio importante ai quadri veneziani. Seguono altre esposizioni personali e collettive.
Tra il 1960–61 si reca in Libano e in Grecia, vivendo per diversi mesi a Corfù.
Nel 1964 viene chiamato come successore di Oskar Kokoschka alla Internationale Sommerakademie für Bildende Kunst (Accademia internazionale estiva di arti figurative) di Salisburgo dove gli viene conferito l’anello onorario della città. Nel 1965 diventa membro ordinario della Bayerischen Akademie der Schönen Künste (Accademia Bavarese delle belle arti) di Monaco. Nel 1966–1968 Peiffer Watenphul dipinge la cappella Il Pero presso Siena e nel 1969 riceve la Große Verdienstkreuz der Bundesrepublik Deutschland (Gran Croce al merito della Repubblica Federale Tedesca).
Il suo ultimo quadro risale al dicembre dipinge 1970, cui seguiranno, negli anni seguenti, diversi lavori su carta. Si spegne il 13 luglio 1976, poche settimane prima del suo ottantesimo compleanno. Viene sepolto al Cimitero Acattolico di Roma.
Con un’esposizione dedicata a Max Peiffer Watenphul (1896–1976) il Museo Casa di Goethe rende omaggio a un artista tedesco che per tutta la vita è stato affascinato dall‘Italia. Ne sono testimonianza i molti periodi trascorsi a sud delle Alpi, ma anche i soggetti della sua opera pittorica e fotografica. Dopo una prima visita in Italia nel 1925/26, l’artista trascorse nel 1931/32 nove mesi all’Accademia tedesca di Villa Massimo a Roma in qualità di borsista; nel 1946 si trasferì a Venezia, quindi visse a Roma dal 1957 fino alla morte. Watenphul giace sepolto al Cimitero acattolico presso la Piramide Cestia. La mostra, che dopo la presentazione al Museum Gunzenhauser di Chemnitz può essere adesso ammirata - in forma in parte diversa - nel Museo Casa di Goethe a Roma, vuole seguire il percorso biografico-artistico di Peiffer Watenphul dalla Germania all‘Italia, inserendone l’opera nella tradizione delle artiste e degli artisti tedeschi in Italia e del sentimento di struggimento (Sehnsucht) tedesco per l‘Italia.
Peiffer Watenphul appartiene a una generazione di artiste e artisti in Europa che compirono i primi passi nel mondo dell’arte durante il lungo arco di tempo dei grandi sommovimenti tra la Prima e la Seconda guerra mondiale e si trovarono a dover sopravvivere nel gorgo culturale-artistico della deriva nazionalsocialista. Questa inquietudine si riflette anche nella biografia dell’artista. Nato nel 1896 a Weferlingen, nella Sassonia-Anhalt, Max Peiffer visse poi a Bonn, Strasburgo, Francoforte sul Meno, Monaco, Weimar, Düsseldorf, quindi a Roma, Hattingen, Krefeld, Venezia, Salisburgo (tra gli altri luoghi). Dopo il 1945 l’artista si trasferì prima a Venezia e poi a Roma, e l’Italia diventò così la sua patria d’elezione, come testimoniano anche le numerose raffigurazioni di paesaggi e vedute urbane italiane.
L’irrequietezza degli anni iniziali, segno di un forte potenziale creativo, si rivela in una varietà di posizioni artistiche, sottoposte a costante riflessione, modifiche e rifiuti dei propri punti di vista. Questi anni, appunto, non furono segnati dalla continuità. Laureato in Giurisprudenza, Peiffer Watenphul fu inizialmente autodidatta in ambito artistico. Per breve tempo si inscrisse a una scuola d’arte privata di Monaco, e a partire dal 1919 studiò al Bauhaus di Weimar, che tuttavia abbandonò dopo tre anni senza avere concluso gli studi. Al periodo trascorso al Bauhaus è dedicata, nel presente catalogo, l’accurata analisi di Florian Korn.
Al Bauhaus Watenphul consolidò i propri legami con artisti come Paul Klee (1879–1940), Johannes Itten (1888–1967) e altri, che divennero per lui importanti punti di orientamento artistico o veri e propri compagni di strada.
Peiffer Watenphul ebbe anche stretti contatti con altri artisti come quelli dell’associazione Junges Rheinland di Düsseldorf, nonché con Otto Dix (1891–1969), Alexej von Jawlensky (1864–1941) o Oskar Schlemmer (1888–1943), con i quali scambiò sia opinioni che opere d’arte, ma anche con galleristi e galleriste come Alfred Flechtheim (1878–1937) o Johanna Ey (1864–1947), che lo incentivarono e lo sostennero. Queste relazioni sono state indagate e descritte estesamente per la prima volta in questo catalogo da Anja Richter. Se in un primo momento Watenphul risentì soprattutto dell’influsso di Klee, elaborando una pittura fresca, non pretenziosa, ingenua nel senso migliore del termine, caratterizzata da una riduzione formale e sempre legata alla figurazione, la sua concezione artistica e il ruolo del colore mutarono sotto l’influenza di Jawlensky e della pittura extraeuropea, ad esempio quella messicana. La sua arte divenne più lirica; le vedute urbane, che egli aveva dipinto anche in Messico, assunsero dopo la Seconda guerra mondiale un ruolo importante, con vedute di Salisburgo o Venezia, che - come Michael Semff documenta con precisione nel catalogo - egli continuò costantemente a perfezionare, nonostante tutte le difficoltà finanziarie che si trovò a fronteggiare. Tuttavia, malgrado i molti contatti con altri artisti e artiste, Peiffer Watenphul seguì sempre un proprio percorso autonomo, al di fuori delle strade maestre del moderno. Non seguì la moda avanguardista, ma non fu mai neppure un epigono dei grandi maestri: egli perseguì continuamente un lirismo fatto di una rara «sensibilità cromatica», come scrive Michael Semff, con tratto nervoso e una tendenza alla spiritualizzazione. Questo sviluppo delle modalità artistiche di Peiffer Watenphul nelle opere nate in Italia, unito agli influssi ancora attivi del Bauhaus, caratterizza l’esposizione alla Casa di Goethe a Roma.
La precedente, ultima mostra organizzata in Italia con opere di Max Peiffer Watenphul risale al 2000, e venne allestita al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma. È giunto quindi il momento di gettare un nuovo sguardo sulla sua opera. Con la presente esposizione intendiamo mostrare le prospettive artistiche sviluppatesi tra Germania e Italia nel XX secolo, invitando a seguire i sentieri meno battuti, e a volte dimenticati, del moderno. In tal senso appare particolarmente interessante presentare proprio nella Città eterna un’esposizione dell’artista «tedesco-romano» Max Peiffer Watenphul, il cui studio si trovava in Via dei Greci, a pochi metri di distanza dalla Casa di Goethe.
Il nostro primo grazie va alla famiglia dell’artista, e in particolare a Diana Pasqualucci per l’amichevole supporto; ringraziamo inoltre la ditta Pasqualucci Costruzioni, per il sostegno in qualità di sponsor dell’esposizione romana. Un ringraziamento va a Michael Semff per aver lanciato l’iniziativa della mostra e allacciato i contatti con la famiglia dell’artista in Italia. Casa di Goethe ringrazia inoltre la Fondazione Gunzenhauser e il suo direttore Maximilian Müllner per il sostegno concreto all’esposizione attraverso un generoso finanziamento del catalogo bilingue. Un grazie sentito va alle autrici e agli autori Anja Richter, Florian Korn e Michael Semff per i loro illuminanti saggi.
Un ringraziamento particolare va ad Anja Richter, curatrice della mostra al Museum Gunzenhauser, che ha posto a Chemnitz le basi per l’esposizione romana.
Infine desideriamo ringraziare le collaboratrici e i collaboratori della Casa di Goethe: Claudia Nordhoff, Tanja Lelgemann, Gabriele Gioni, Pina Middendorf, Domenico Matilli e Valeria Gaudio.
Ufficio stampa mostra:
Maria Bonmassar |+39 06 4825370; +39 335 490311 | [email protected]
SCHEDA INFORMATIVA
Mostra: Max Peiffer Watenphul. Dal Bauhaus all’Italia
Curatore: Gregor H. Lersch
Apertura al pubblico: 28 settembre 2023 – 10 marzo 2024
Sede: Museo Casa di Goethe - via del Corso 18 - 00186 Roma, Italia
Orari: martedì – domenica, ore 10.00 – 18.00, ultimo ingresso ore 17.30; lunedì chiuso
Biglietto: intero 6 euro | ridotto 5 euro (disabilità, studenti, giornalisti, militari, over 65, soci ACI, ARCI, BIBLIOCARD, FAI, INTERCLUB, LAZIO YOUTH CARD, ÖSTERREICH INSTITUT ROMA, ROMAPASS, TOURING CLUB ITALIANO e accompagnatore, visitatori della Keats-Shelley House nei tre giorni precedenti) | Carta famiglia (2 adulti con massimo 3 figli): 17 euro | Gratuito: bambini fino a 10 anni, soci ICOM | Tutte le domeniche alle ore 11.00 e alle ore 16.00 il biglietto d’ingresso comprende la visita guidata in lingua italiana.
Informazioni: tel. +39 06 326 504 12 | [email protected] | www.casadigoethe.it
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