FRANCESCO CLEMENTE ANIMA NOMADE

Le sue opere si delineano in un paesaggio estetico totalizzante, metafisico e mistico, cadenzato dalla rappresentazione del sé, spesso intrecciata a riferimenti erotici, sempre lirica ed emotiva ed espressa attraverso un senso totalizzante del colore.
2024

Recensione di Beatrice

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23 novembre 2024 – 30 marzo 2025

Palazzo Esposizioni Roma

a cura di Bartolomeo Pietromarchi

Dal 23 novembre 2024 Palazzo Esposizioni ospita “Francesco Clemente. ANIMA NOMADE”

la più grande mostra personale mai realizzata in Italia per il numero e l’importanza delle opere

esposte, dalle straordinarie Tents realizzate nel 2013 mai più̀ esposte da allora, alla serie di

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grandi wall drawing dipinti sulle pareti del museo per questa occasione.

La mostra, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale

Palaexpo, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Bartolomeo

Pietromarchi, è concepita come una grande installazione, che senza soluzione di continuità si

snoda nelle sale del piano nobile di Palazzo Esposizioni, composta da tre gruppi di opere – le sei

Tende, le dodici Bandiere e il ciclo dei wall painting Oceano di storie.

Il percorso espositivo immerge i visitatori e le visitatrici nella tradizione indiana e orientale, da

sempre fonte di ispirazione per Francesco Clemente, e li avvolge in una materia densa di

riferimenti iconografici e della sensibilità privata e diaristica delle sue opere.

Napoletano di nascita ma nomade per vocazione, fortemente influenzato dalla letteratura e dalla

poesia, Clemente è un poeta a pieno titolo, con un vasto lessico di immagini simboliche e

metaforiche. Le sue opere si delineano in un paesaggio estetico totalizzante, metafisico e mistico,

cadenzato dalla rappresentazione del sé, spesso intrecciata a riferimenti erotici, sempre lirica ed

emotiva ed espressa attraverso un senso totalizzante del colore.

In mostra, la serie di tende, ispirate alla filosofia upanishadica e buddista, incarnano lo spirito di

un’esistenza errante e rappresentano “rifugi per nomadi”. Clemente le descrive come “il risultato

di molti fili disparati che si sono intrecciati nella mia mente nel corso degli anni”. Simbolo di una

vita itinerante scelta per sfuggire a una versione unica e lineare della storia e abbracciare una

geografia globale. Le tende, con le loro pareti dipinte con tempere luminose, evocano mondi

immaginari e rimandano a luoghi sacri come le Grotte dei Mille Budda a Dunhuang in Cina o le

grotte di Ajanta ed Ellora in India, spazi di meditazione che hanno lasciato tracce profonde nella

memoria culturale dell’artista. Ogni tenda – dalla Tenda degli angeli alla Tenda del pepe – è un

mondo interiore, ricco di simboli, memorie e riflessioni stratificate nel tempo.

Le dodici Bandiere, che si fronteggiano sospese in alto a formare un corridoio da attraversare,

sono dipinte da entrambi i lati: da un lato, appaiono figure simboliche e riconoscibili; dall’altro,

enigmatici aforismi ricamati in oro. I due lati sembrano opere distinte, polarità di pittura e scrittura

che tuttavia si compenetrano, proprio nella loro separazione, come luce e ombra.

Infine, il ciclo di wall painting Oceano di storie, realizzato sul posto per questa occasione, apre e

chiude idealmente il percorso, unendo tutte le esperienze in un tratto sottile e ininterrotto che

suggerisce un racconto continuo e circolare. Clemente ricompone così un viaggio immaginario in

cui ogni elemento, dal colore alle linee, rispecchia l’essenza di un’anima nomade in perenne

movimento.PERCORSO MOSTRA

TENDA DELLA VERITÀ

La Tenda della verità intreccia immagini eterogenee che fondono percezioni intuitive della

quotidianità con richiami mitologici e memorie visive profonde. Tra i motivi più evocativi emergono

reti e ragnatele, cuori a forma di favo, ragni sospesi, coppie abbracciate, lucertole e falene, tutte

immagini che rappresentano un ricco vocabolario simbolico per l’artista. Il nome della tenda

prende spunto da una frase del mistico indiano del Quattrocento Kabir, che descriveva il corpo

come veicolo di connessione con l’assoluto: “mi siedo con la verità, mi alzo con la verità, mi sdraio

con la verità”. Secondo tale principio il corpo è concepito come una presenza concreta, non come

metafora, ma come una realtà da prendere alla lettera, dove l’esperienza corporea si dissolve dai

suoi limiti materiali e si avvicina a una dimensione di verità profonda e trasformativa.

Il corpo smette così di essere solo un’entità fisica e condizionata, diventando l’eco di desideri

dimenticati, un riflesso di tutte le aspirazioni inconsce in cui “spiritualizzare la materia e

materializzare lo spirito”. Per Clemente la verità è sempre instabile e mutevole, non fissa, si

trasforma in continuazione e sfugge. Questo concetto accompagna l’intera opera, in cui

percezioni quotidiane e memorie mitologiche si intrecciano in un linguaggio simbolico e intuitivo

che appare nella sua forma più pura.

Tenda della verità, 2013-2014

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Collezione dell’artista

TENDA DEL PEPE

La Tenda del pepe è ispirata alla regione del Kerala e all’idea del viaggio. Questo stato costiero

del Sud dell’India, noto per la produzione di pepe, è storicamente un crocevia commerciale, legato

a civiltà antiche attraverso rotte marittime.

I dipinti interni evocano il verde intenso e l’azzurro delle sue terre tropicali, intrise di memorie

storiche e di un’archeologia marina nascosta. Un motivo di onde grigioblu, simile a un arazzo, è

punteggiato da spruzzi di colore che rappresentano la terra e la vegetazione rigogliosa, con

rampicanti di pepe che si intrecciano nel paesaggio.

Immagini vibranti popolano la tenda: grani di pepe su una grande mano aperta, coppie avvolte da

rampicanti, barche cariche di frangipane che fluttuano sull’oceano, un veliero naufragato

contenuto nel grembo di una figura femminile. Questi dettagli, sensuali e misteriosi, richiamano

l’antica leggenda del porto di Muziris, oggi sommerso. Le pareti esterne sono decorate con onde

rosa, ocra, celeste e bianche, e mani aperte ricamate in grigio. Ogni palmo è adornato da simboli

come un occhio fluttuante, un cuore trafitto e grani di pepe cadenti. La metafora del naufragio

emerge come tema finale: perdute le certezze del viaggio, resta il riposo sulla riva, dove

contemplare i rottami delle proprie sicurezze.

Tenda del pepe, 2013-2014

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Collezione dell’artista

TENDA DEL DIAVOLO

La Tenda del diavolo esplora il potere e la corruzione con immagini di figure diaboliche, che

uniscono simboli medievali e contemporanei. All’esterno, maschere di demoni ispirate ai

manoscritti medievali fanno da cornice, mentre all’interno l’artista dipinge loschi dandy e

sfruttatori, eleganti nei loro smoking con cilindro, monocolo e sigaro. Queste figure richiamanol’immagine di Eshu, divinità afrobrasiliana di origine Yoruba rappresentata come un gentiluomo

sinistro che vaga nella Mangueira, un ex mercato di schiavi a Rio de Janeiro. Le rappresentazioni,

cariche di simbolismo sessuale e di potere, mostrano una realtà distorta: un dandy dialoga con

un uomo itifallico, mentre una donna nuda accarezza il ventre a forma di globo terrestre di un

altro uomo, simbolo della brama di dominio. E ancora un elegante signore tiene al guinzaglio una

coppia nuda e carponi con una catena al collo, e dalla sua sigaretta si leva un fumo che richiama

il profilo dell’Africa, simbolo del retaggio coloniale. In un angolo, una figura boschiva coperta di

rami e ramoscelli ha una caviglia legata a quella del “diavolo” con il cilindro, simbolo dell’inganno

e del potere. In tutte queste immagini il “diavolo” incarna l’archetipo dell’inconscio, e richiama la

figura dei tarocchi che impugna una torcia rovesciata. L’artista suggerisce in questa tenda che la

nostra vita è guidata non tanto dalla volontà razionale che crea l’illusione del potere, quanto da

spinte sotterranee di cui spesso non siamo consapevoli. L’opera invita quindi a riconoscere che

la nostra idea di controllo è illusoria e che solo accettando l’influenza di queste forze inconsce

possiamo giungere a una nuova consapevolezza, riavvicinandoci alla nostra essenza più

autentica e naturale.

È, come afferma l’artista, “la forza che, rovesciando il senso della luce, illumina l’oscurità dei

desideri più occulti e clandestini, quelli che ci tengono prigionieri finché non impariamo a

conoscerli”.

Tenda del diavolo, 2013-2014

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Collezione dell’artista

TENDA RIFUGIO

Le figure dipinte all’interno della Tenda rifugio sono quasi monocromatiche, domina un’atmosfera

di quiete e sacralità. Grandi figure teriomorfe – esseri con teste di animali feroci e corpi di santi –

siedono nella posizione meditativa del loto e tengono in grembo, come per proteggerli, animali

più deboli, tutti vestiti di bianco in segno di fede e rinuncia. La scena rappresenta l’armonia tra

predatore e preda, che, reciprocamente, trovano rifugio nel Budda. Lontano da una visione

idealistica della pace e di un’apparente conciliazione degli opposti, l’artista suggerisce però una

tensione latente, un possibile senso di apprensione e alienazione nello spazio oscuro della tenda.

L’esterno della tenda è ricoperto da frammenti di un testo fondamentale della tradizione buddista,

che inizia con una dichiarazione di rifugio nel Buddha, nel Dharma, nel Sangha, nella Tara Bianca

e nel suo mandala. In altre parole, ci si rifugia nella guida spirituale, nella comunità, nella legge e

nella dea della compassione. È rassicurante credere in questo rifugio, ma come possiamo

riconciliare la nostra natura compassionevole con la ferocia dei predatori, dei lupi, delle bestie?

si chiede l’artista. Nella Tenda rifugio, il tema richiama il film Uccellacci e uccellini di Pier Paolo

Pasolini, dove San Francesco convertiva falchi e passeri all’amore di Dio fino a quando uno dei

falchi convertiti finisce per uccidere un passero, perché tale è la natura dei falchi e il destino dei

passeri.

Tenda rifugio, 2012-2013

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Courtesy Dib Bangkok

BANDIERE – LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO

Dodici bandiere triangolari ciascuna sospesa su di un’asta che esce dalla parete a intervalli

regolari si fronteggiano creando un corridoio aereo nella sala bianca che invita lo spettatore ad

attraversarla, guardando verso l’alto. Concepite e realizzate in India, le bandiere sono il frutto diuna collaborazione tra l’artista e artigiani locali, che hanno sapientemente intrecciato tradizione e

innovazione.

Ogni bandiera è dipinta su entrambi i lati, come le facce d’una stessa medaglia: da una parte

immagini e volti e, dall’altra, aforismi ricamati in oro tratti dal celebre testo di Guy Debord La

società dello spettacolo: commenti sull’idea della separazione tra arte e vita, realtà e

rappresentazione, e sulle derive tardo capitaliste dell’effimero e dell’apparenza, tradotte qui in

dualità poetica e visiva. I due lati appaiono come opere autonome, poli opposti di pittura e scrittura

che si intrecciano in un dialogo inseparabile, simile all’incontro tra luce e ombra. L’installazione

celebra la materia viva dei segni, elevati qui a misura del mondo, e invita a esplorare il sottile filo

immaginario che lega queste due facce, dando al visitatore la sensazione di un’opera unitaria,

ma complessa e sfuggente.

Bandiere – La società dello spettacolo, 2014

Collage, tintura con tecnica tie dye, ricamo, pittura su tessuto, bambù

Dimensioni variabili

Collezione dell’artista

TENDA MUSEO

Con la Tenda museo Clemente esplora uno dei temi più frequenti in tutta la sua opera,

l’autoritratto. I ritratti sono dipinti su pareti colorate sotto un soffitto in bianco e nero che presenta

immagini tratte da suoi disegni, ma stampate a mano con la tecnica del block printing, che

raffigurano cobra, tartarughe, mani e mandala, disposti con ordine museale.

Nei pannelli laterali, l’artista dipinge sé stesso all’interno di cornici, sontuose e barocche, che

richiamano la tradizione classica e, al contempo, sfidano la staticità del ritratto. Clemente non si

limita però a restare entro i limiti della cornice: lo vediamo fronteggiare una tigre, catturare un

pesce fuori dalla cornice, cospargersi di fumo o penzolare con la lingua di fuori, sfuggendo a ogni

tentazione di definirsi rigidamente.

Gli autoritratti di Clemente, come ha notato anche Salman Rushdie, esplorano un’identità in

continua trasformazione, in cui l’artista si sposta tra mondi e assorbe momentaneamente identità

diverse. Sono autoritratti performativi e camaleontici, che sfidano la concezione dell’autoritratto

come immagine fissa o unica, rivelando molteplici visioni di sé.

Sulle pareti esterne della tenda sono applicate le immagini dipinte di musei amati da Clemente –

come il Kimbell di Fort Worth o il Mauritshuis dell’Aia, il MADRE di Napoli – simbolo della

cristallizzazione museale.

Tenda museo, 2013-2014

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Collezione dell’artista

TENDA DEGLI ANGELI

La Tenda degli angeli ci accoglie al suo interno in un’atmosfera serena e poetica, dove le figure

celesti si rivelano secondo l’immaginario dell’artista. Gli angeli, tema ricorrente nelle sue opere,

emergono dai ricordi e dalle visioni iconografiche personali, manifestandosi in modi vividi e

inattesi.

All’interno della tenda, le pareti e i soffitti sono decorati con dipinti che ritraggono angeli, sia

maschili che femminili, dalle pose rilassate e quasi terrene. Alcuni appaiono privati di parte delle

loro ali, mentre altri sembrano librarsi sospesi sotto ombrelloni celesti e arcobaleni luminosi. I loro

corpi, segnati da desideri e sofferenze, suggeriscono una caduta verso le tentazioni e le emozioni

umane. Sotto ciascun angelo, l’immagine accennata di un serpente rimanda al Satana serpentino

di John Milton nel Paradiso Perduto, così come i riferimenti culturali e letterari delle figure e delle

immagini spaziano dall’arte di William Blake e Johann Heinrich Füssli alle miniature persiane, daitarocchi alle cartoline tradizionali indiane. Il riferimento è anche all’Angelus Novus di Walter

Benjamin, che osserva le rovine della storia senza voltarsi alla luce, in uno stato tra lo stupore e

l’orrore, evocando una visione di stanchezza e decadenza angelica, un’immagine di distacco e

malinconia celeste. All’esterno, la tenda è rivestita con un tessuto mimetico nei toni del blu,

marrone e beige, ideato dall’artista. Questo sfondo, ingannevole e cangiante, si anima grazie a

una rete ‘chimerica’ composta da motivi stampati a mano in bianco e nero con la tecnica

tradizionale del block printing, dove figure come cuori, fiori e picche si fondono e si trasformano

in sensuali intrecci di foreste popolate da uccelli, scheletri e coppie.

Sulle pareti esterne compaiono dodici immagini colorate di arcangeli, incastonati in fessure a

forma di serratura, suggerendo che il paradiso non è accessibile, ma si può sbirciare al suo interno

grazie a un angelo custode.

Tenda degli angeli, 2013-2014

Tempera su cotone, ricamo, cuciture a mano, pali di bambù, finali in legno, corde, pesi in ferro,

cm 600 x 400 x 300

Collezione dell’artista

DIPINTI MURALI – OCEANO DI STORIE

I dipinti murali realizzati direttamente sulle pareti del museo in occasione della mostra, fanno parte

della serie Oceano di storie, apparsa per la prima volta a Pechino. In quella occasione, evocavano

l’idea dell’acqua, elemento centrale nella cultura cinese così come il colore rosso, talvolta

presente in forma simbolica o “pietrificata”. Il colore dell’opera, un profondo rosso “sangue di bue”

(corrispondente all’americano “Indian Red”), evoca originariamente anche il legame con la terra

e la memoria storica, ricordando i granai americani che venivano dipinti di rosso e la tragica storia

delle popolazioni indigene deportate e sterminate in Oklahoma.

L’esecuzione del dipinto murale segue un protocollo rigoroso: un contorno disegnato a sanguigna

che non lascia spazio a errori e ripensamenti. Il contorno viene poi riempito con onde di colore

rosso sangue di bue, in un motivo che non tocca mai il perimetro. L’opera è il frutto di un lavoro

collettivo, con molte mani che gradualmente sfumano il colore dalle tonalità più chiare a quelle

più scure.

Queste opere, monumentali ma effimere, saranno cancellate alla fine della mostra, in un ciclo di

creazione e dissoluzione che riflette la caducità della memoria e la natura transitoria dell’arte.

Dipinti murali - Oceano di storie, 2024

Sanguigna e tempera su muro

BIOGRAFIA

FRANCESCO CLEMENTE

Per aver attraversato geografie, culture e diverse forme espressive, Francesco Clemente incarna

la figura dell’artista nomade per eccellenza.

Nel suo lavoro ha impiegato la tecnica a olio, quella dell’affresco, l’encausto, il pastello,

l’acquerello e si è dedicato alla scultura. Negli anni Settanta, Clemente ha favorito il ritorno alla

pittura come significativo mezzo di espressione.

L’artista, che ha trovato ispirazione nelle tradizioni filosofiche, spirituali ed estetiche orientali, nelle

sue opere rappresenta un io frammentario e figure in costante mutamento tra diversi mondi quello

materiale e spirituale, il maschile e femminile – che ambiscono a forme di riconciliazione.

Prima di stabilire il suo studio a New York nel 1980, Clemente ha vissuto in India dedicandosi allo

studio del sanscrito e delle letterature hindu e buddista nella biblioteca della Società Teosofica

della città di Chennai.A New York ha collaborato con poeti come Allen Ginsberg e Robert Creeley, e con artisti come

Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Insieme a Raymond Foye ha dato vita alla casa editrice

Hanuman Books, diventando inoltre membro dell’American Academy of Arts and Letters.

Le sue opere sono esposte in molte prestigiose collezioni museali di tutto il mondo, tra cui l’Art

Institute di Chicago, la Tate Gallery di Londra, il Kunstmuseum di Basilea, il Solomon R.

Guggenheim Museum di Bilbao e di New York, il Metropolitan Museum of Art di New York e il

Museum of Modern Art di New York. Clemente vive e lavora tra New York e l’India.

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INFORMAZIONI

Palazzo Esposizioni Roma

Roma, via Nazionale, 194

www.palazzoesposizioniroma.it

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TITOLO

ANIMA NOMADE

Francesco Clemente

A CURA DI

Bartolomeo Pietromarchi

PERIODO

23 novembre 2024 - 30 marzo 2025

PROMOSSA DA

Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo

PRODOTTA E ORGANIZZATA DA

Azienda Speciale Palaexpo

CATALOGO

Electa

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Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00, lunedì chiuso.

L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura.BIGLIETTI

Intero € 12.50 - ridotto € 10.00 - ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6.00

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