
Review by Beatrice On 22-Jun-2023
Periferia di Latina, potrebbe essere qualunque periferia, ma qui c’era la palude.
Il mare non si vede, neanche abitazioni vicine.
Una villa bianca e turchese con piscina e una scala a scivolo che porta al piano superiore.
L’amore regna tra il dentista Massimo Sisti, la moglie e le figlie.
Un bel pianoforte sul quale il papà segue lezioni online per principianti.
Un bello studio affermato con diverse assistenti, un amico, Simone con il quale ubriacarsi la sera. Il professionista irreprensibile e dedito all’armonia familiare ha un problema da risolvere, si fulmina una lampadina e deve cercarne una nuova in cantina.
Una cantina immensa con la quale dovrà fare i conti per il resto della sua vita.
Umidità, bar desolati, vita quotidiana, lavoro, famiglia.
La palude sembra riemergere nella vita di Massimo, non ricorda, non sa cosa è successo, non sa e non ha alcuna logica per comprendere cosa fare. La confusione regna e l’assurdo fa da padrone.
Qualunque cosa si veda nel film potrebbe essere frainteso, discusso, interpretato, rielaborato, sbagliato: qui si fa ricerca dicono i fratelli D’Innocenzo e la ricerca non cerca risposte ma si nutre di sé stessa.
Chi è Massimo, ma soprattutto chi è stato fino ad ora.
Cosa sa di sé Massimo e cosa ignora completamente.
La moglie? Le figlie? Gli amici?
Il padre sa molto di lui, le sue fragilità, le sue debolezze: gli dichiara il suo odio, averlo messo al mondo e averlo cresciuto, mentre aspetta di morire a bocca aperta mentre sa che il figlio piangerà al funerale e piangerà ogni volta che uscirà dalla sua casa e gli telefonerà chiedendogli scusa.
La moglie lo sa, sa che ogni volta che va a trovare il padre, Massimo torna distrutto.
“ Abbiamo scelto di raccontare questa storia, perché ci metteva in crisi, come esseri umani, narratori, spettatori” dicono i fratelli registi.
Così sarà, gli spettatori saranno messi in crisi da una storia che non ha storia, da un personaggio assurdo, da una famiglia che esiste sulla carta, come il disegno elementare del dentista.
Compleanno, torte fumanti, composizioni per il padre che vomita, psicofarmaci, pulizie dei denti.
Qual è la realtà di tutto quello che vediamo? Oggettiva, immaginata, allucinata? La paranoia regna indisturbata nella testa del professionista che non ricorda e prende appunti sul calendario, che sospetta dell’amico pagando un altro per saperne di più. Sospetterà anche della stessa famiglia per individuare una ragione della sua ontologica illogicità.
Come in Favolacce, anche qui si ricorre alla cronaca nera, le news sembrano un mantra che ripete sempre la stessa notizia: “ sembrava una famiglia serena tranquilla e felice, nessuno avrebbe mai sospettato nulla”.
Ma forse neanche qui c’è nulla da sospettare tanto meno da prevedere.
Forse tutto accade o nulla accade veramente, mentre l’acqua risale nella cantina che ritorna a ricordare la palude.
Quale sogno americano c’è nella villa con piscina, vicino al mare in una landa desolata, non c’è dato sapere.
Quale sogno può infrangersi in qualunque momento, in qualunque famiglia di qualunque realtà che vada da Latina all’America Latina.
Quale realtà, immaginata, pensata, creata, vissuta, c’è nella mente di ognuno che da favola può trasformarsi in “favolaccia”.
Il cinema di ricerca dei fratelli registi conferma l’abilità inquietante di affrontare storie che non hanno storia se non in apparenza: la trasversalità del linguaggio si avvicina alla visione del cinema greco contemporaneo, erede a sua volta della tragedia greco/antica.
Qui tutto è contemporaneamente assurdo e ineluttabile.
L’oscurità di Favolacce , diviene buio narrativo, interpretativo, logico, esistenziale.
La ricerca si fa crisi e trionfa il dubbio.
Come diceva Kierkegaard: “occorre comprendere che non si può né si deve comprendere” e …..
nell’impossibilità di poterci veder chiaro almeno vediamo chiaramente le oscurità
22-Jun-2023 by Beatrice